«Non ci muoviamo da qui. Le istituzioni sono responsabili di qualsiasi cosa ci accadrà»
Si allunga l’ombra della mafia sul Laboratorio Zeta di via Boito. La mafia di chi non vuole che i ragazzi del centro sociale continuino con la loro azione di assistenza agli immigrati e di animazione del quartiere con iniziative culturali. La mafia di chi pretende di avere per sè quegli spazi per farci altro. Una mafia che ai affida ad un messaggio chiaro e lapidario, quasi di altri tempi: «O ve ne andate con le buone o con le cattive. I negri oggi ci sono, domani non ci sono più».
proprio quello che si è verificato. Da oltre una settimana infatti gli immigrati dormono per strada in tende da campeggio: «Perché sconvolti – dicono i ragazzi – per lo sgombero forzato» e ora anche dalle minacce di stampo mafioso pronunciate verbalmente da una persona nella tarda serata di due giorni fa. I ragazzi del centro presenteranno al più presto una denuncia all’autorità giudiziaria e intanto avvertono che: «Le istituzioni saranno ritenute responsabili per qualsiasi cosa potrà succedere o a noi o ai 32 sudanesi». Per i ragazzi dello Zeta Lab: «È evidente, infatti, che il mandante di queste minacce è qualcuno che ha un preciso interesse ad ottenere i locali di via Boito. Ma noi non ci facciamo intimorire e non andremo certo via da qui». Per gli attivisti della struttura: «Le intimidazioni che da più parti si sono susseguite negli ultimi giorni contro il Laboratorio Zeta, hanno iniziato a fare emergere più di un sospetto sul fatto che le attenzioni rivolte allo stabile di via Boito siano mosse da interessi di natura non semplicemente economico-affaristica, ma che siano anche fortemente impregnati da ragioni legate al controllo mafioso del territorio ». Per i ragazzi non c’è alcun dubbio né sui mandanti morali e materiali né tanto meno sui responsabili. Riteniamo responsabili di qualsiasi intimidazione, ritorsione o atto violento dovessimo subire, tutte quelle istituzioni, forze politiche e realtà associative cittadine che in questi giorni hanno delegato, con la propria voce o il proprio silenzio,alle organizzazioni che controllano criminalmente il territorio, la soluzione della nostra vertenza». Intanto si muove gran parte della società civile e politica. «Mentre viene soddisfatto il diritto di locazione per uso privato di un’associazione >> dice il capogruppo di Un’Altra Storia, Nadia Spallitta -, viene violato e disatteso un diritto previsto da convenzioni internazionali, direttive europee e sancito tra i diritti fondamentali della Costituzione». Inoltre sembra che il contratto che l’ Aspasia ha stipulato nel 2002 con lo Iacp tra un anno scade e nessuna attività potrà essere svolta nei locali di via Boito, dal momento che l’attuale destinazione urbanistica contrasta con i fini di uso privato dell’associazione. Anche per il deputato del Pd Pino Apprendi: «Vanno riconsiderate le procedure per l’assegnazione del bene all’associazione anche alla luce del fatto che la stessa ha avuto assegnato
un bene confiscato che però non è stato mai utilizzato».?