Un impianto, dunque, che finora ha riciclato soltanto la polvere e che il tempo rischia di rendere inutilizzabile. Uno spreco se si considera il costo, pari ad oltre 5 mln € (2, 7 mln € per la fornitura dell’impianto “Rdm” e 2, 6 mln per le opere civili, da fondi del ministero dell´Ambiente e del Lavoro nel 1999, e nel 2002 da fondi Cipe), considerati anche i costi aggiuntivi che ciò determina per le casse comunali.
“Il lavoro di riciclo dei materiali – scrivono i consiglieri comunali di Un’Altra Storia, Nadia Spallitta e Antonella Monastra, in un’interrogazione presentata nei giorni scorsi – prima di essere consegnati alle piattaforme di riutilizzo, viene operato da ditte esterne convenzionate anziché essere effettuato nell’impianto stesso”.
“È inverosimile – continuano – che la città di Palermo, dove manca un piano istituzionale per la corretta gestione dei rifiuti, comprese tutte le azioni di prevenzione finalizzate alla riduzione del consumo dei prodotti, del riuso e recupero dei materiali, e dove la percentuale della raccolta differenziata si attesta ancora a livelli bassissimi, nonostante quanto previsto dalla normativa vigente comunitaria e nazionale, non possa utilizzare e beneficiare di un impianto, potenzialmente funzionante, capace di riciclare ogni anno migliaia di tonnellate di plastica, metalli e di carta”.