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venerdì, 22 novembre 2024
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Nadia Spallitta

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Nadia Spallitta, consigliere comunale: la donna e il suo ruolo, gli scandali, le lotte

Nadia Spallitta lavora e vive a Palermo ed è un Consigliere comunale, dunque di “razza rara”. Abbiamo incontrato Nadia Spallitta perché ci parlasse di cosa ne pensa della donna, dell’immagine che di essa ne emerge in questi giorni. 

Cosa pensa degli scandali che vedono protagonisti il Presidente del Consiglio e diverse giovani donne?
"Onestamente mi dispiace che la stampa dia tanto spazio ad una questione che, pur essendo scandalosa, è meno importante di altri aspetti che toccano la politica italiana: la corruzione, il clientelismo, l’intervento della mafia nelle questioni pubbliche. La stampa si distrae e fa distrarre da altri problemi di grande interesse come il precariato e il reddito minimo non garantito. Io mi scandalizzo se sento che a Palermo gli asili non hanno i riscaldamenti da anni. Quanto a Berlusconi e al suo rapporto con le donne trovo che sia inammissibile, sempre che questi fatti siano accertati come veri, che un presidente del consiglio abbia una condotta privata di questo tipo, perché chi svolge una professione pubblica deve avere un tenore di vita decoroso. Dovrebbe dare un esempio, invece il suo “personaggio” è continua espressione di certo sessismo".
Cos’è la parità dei sessi?
"Io la chiamo libertà. C’è parità quando un soggetto , indipendentemente dal suo sesso, riesce ad esprimere liberamente sé stesso sia nel pubblico che nel privato".
E in Italia c’è parità?
"No. I ruoli apicali sono ricoperti raramente da donne: nella sanità i primari donne sono pochissimi, i direttori sanitari sono quasi tutti uomini e lo stesso avviene in magistratura. Ma il problema nasce proprio dalla politica: i politici sono un esempio per la nostra società, la politica è fondamentale nella formazione della società, è trainante. Il soggetto politica ha grande visibilità. Finché dalla politica arriveranno messaggi di sessismo e non si attueranno delle concrete politiche per le donne non si potrà migliorare la situazione. Eppure la responsabilità è anche delle donne: non hanno piena consapevolezza della loro condizione e in alcuni casi, anche a causa di sottocultura, si sottomettono, si adattano, si prestano. Altre volte le donne che hanno competenze e cognizioni e che riescono ad arrivare non fanno un lavoro di squadra, la donna non è abituata a lavorare con le altre donne. E’ su questo che dobbiamo lavorare".
E che atteggiamento hanno i suoi colleghi uomini nei suoi confronti?
"Nella mia professione di legale non mi sono mai imbattuta in discriminazioni, e neanche nella vita giornaliera. Viceversa l’ambiente della politica è molto maschilista. L’approccio è volto a minimizzare la capacità della donna: è facile il complimento , la battuta, la proposta. Sta alla donna avere la capacità, la forza, la cultura per reagire e rifiutare. E’ ovvio che non tutte le donne siano attrezzate, tanto più se sono sole".
Le lotte femministe del ’68 in che cosa hanno cambiato la vita delle donne?
"Grazie a quei movimenti si è arrivati ad una trasformazione del ruolo della donna, sia nel rapportarsi con l’altro sesso sia con i genitori. Per esempio la legislazione prevedeva che la donna che si sposava perdeva la proprietà dei beni e aveva piuttosto un usufrutto sui beni che andavano al marito, fino alla riforma del diritto di famiglia avvenuta negli anni ‘70, c’era il pater familias che decideva per i figlie e la moglie, la quale non aveva voce in capitolo. Io amo molto questo periodo di liberazione genuina, spontanea e partecipata in cui anche gli uomini si sono battuti per i principi di parità ed uguaglianza, come già anni prima prevedeva l’articolo 3 della nostra Costituzione".
Cos’è che le ragazze di oggi stanno dimenticando di quegli anni. E, se accade, per quale ragione?
"Stanno dimenticando molto, e questo è conseguenza del degrado dell’etica e della politica. Non c’è investimento nella scuola e nella cultura, che è la base della libertà e quindi dell’uguaglianza. I messaggi lanciati dai mass media e dalle televisioni promuovono la bellezza, l’avvenenza, il consumo di beni, la felicità raggiunta attraverso il successo e la carriera e non attraverso il sapere e la conoscenza conquistati attraverso un percorso di studio ed esperienza. Quando sentiamo di donne che si prostituiscono in cambio di beni materiali o, come da ultimo, in cambio di cariche pubbliche -sempre che sia veramente accaduto- questo è la conseguenza di una vicenda che nasce da molto lontano".
Da dove? "Come dicevo dalla scuola distrutta, dai media, dalle televisioni. E a chi appartengono le televisioni? A Berlusconi.Tutto questo nasce da un conflitto d’interessi: non si può permettere a un capo del governo di gestire contemporaneamente i suoi interessi d’imprenditore e quelli della cosa pubblica. Berlusconi è padrone di tutto in Italia, le sue televisioni private operano sul territorio e creano il mercato, le esigenze, la società stessa. E’ un monopolio inaccettabile. Le battaglie non vanno fatte sugli effetti, ma sulle cause".
Nadia, hai partecipato alla manifestazione di ieri?
"Sì, perché penso che sia bellissima questa volontà delle donne di partecipare e di unire insieme esperienze, desideri, istanze e promuovere un’immagine di donna che sia diverso da quello di cui la stampa parla in questi giorni. Io però non ho manifestato contro le donne che fanno scelte che non condivido, proprio perché preferisco risalire alle cause. Ci sono delle donne che si ritrovano in delle condizioni di sotto cultura".
Qual è la marcia in più delle donne? E quali le loro possibilità inespresse?
"La marcia in più nasce da un fatto storico: l’uomo è logorato da una gestione del potere che ha sempre esercitato nel tempo. Ha già detto tutto, si è già espresso. Le donne invece possono mettere in campo delle risorse nuove, fresche. Non abbiamo avuto modo di esprimerci, e ci sono tante cose che vorremmo aggiungere, molte cose da dire, cose fin’ora taciute. Le donne sono piene di risorse e fantasia, questo è dimostrato dal fatto che le rare volte che le donne ricoprono ruoli apicali emergono e dimostrano tutta la loro capacità e competenza. Dobbiamo lottare e lotteremo affinché la donna possa trovare lo spazio in cui esprimersi e la libertà di mostrare quante e quali siano le sue tante risorse".



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