– Il porticciolo di Sant’ Erasmo è nella competenza territoriale del Comune di Palermo, e non dell’Ente Porto.
Lo dichiara un pronunciamento del Consiglio di Stato, rimasto ‘lettera morta’ nei cassetti degli uffici comunali.
Di più. La situazione giuridica di alcune aree oggetto della delibera relativa al nuovo Piano Regolatore del Porto di Palermo, in particolare della zona di Sant’Erasmo e dell’Arenella, sarebbe di palese violazione delle vigenti disposizioni di legge.
La denuncia arriva dal consigliere comunale di Sel Nadia Spallitta, presidente della Commissione urbanistica municipale. Una vicenda di cattiva amministrazione, per non dire altro, con tanti punti “inspiegabili”.
“In seguito ad un’interrogazione – spiega il capogruppo di Un’Altra Storia -, ho acquisito alcuni documenti che tracciano la storia dell’area portuale degli ultimi tempi. Nel 1995 l’allora sindaco, Leoluca Orlando, propose un ricorso avverso la delimitazione dell’area portuale che si estendeva ai porticcioli dell’Arenella, ed oggi di Sant’Erasmo”.
Il Presidente della Repubblica, acquisito il parere del Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso, affermando che le zone dei porticcioli e degli approdi turistici sono di stretta competenza della Regione che esercita, attraverso i comuni, o meglio, attraverso le decisioni dei consigli comunali, queste competenze. In conseguenza di ciò, è chiaro che la competenza territoriale del porto di Sant’Erasmo appartiene al Comune di Palermo.
“L’area di Sant’Erasmo e l’area dell’Arenella – afferma la Spallitta – non può essere gestita dall’Ente Porto, perchè manca una decisione del Consiglio comunale”.
Cosa vuol dire? Che senza una apposita delibera del Consiglio comunale che affermi il contrario – e negli uffici comunali non ve ne è traccia – la competenza territoriale, ripetiamo, è del Consiglio comunale.
Eppure. Sì, eppure una traccia che conduce verso la direzione opposta esiste. E’ una lettera di poche righe, stilata nel 2005 dal sindaco Diego Cammarata, il quale, dice la Spallitta “pur non avendo nessuna autorità né competenza in una materia – dove le competenze sono tra l’altro inderogabili – comunicava al Ministero che non intendeva avvalersi del ricorso vinto e – di fatto – consegnava – senza avere il potere di dismettere il patrimonio comunale, e senza alcun formale provvedimento amministrativo- all’Ente Porto queste aree”.
Secondo la consigliera, “ne è derivato un gravissimo danno all’Erario, dal momento che il POR Sicilia 2006 stanziava ben 15 milioni di euro per la riqualificazione di queste zone. Fondi che sono stati invece utilizzati dall’Ente Porto”.
Inoltre, l’Autorità Portuale “senza neanche curarsi di attendere l’intesa in Consiglio Comunale – circa la organizzazione dell’area portuale – ha appaltato ad una società privata la concessione e gestione del porto di Sant’Erasmo, prevedendo la realizzazione, mai approvata in nessuna sede, e quindi in contrasto con le vigenti disposizioni di legge, di circa 300 posti barca, con creazione di moli e dighe foranee non previste dai vigenti strumenti urbanistici”.
Una situazione che, la stessa Spallitta, ha definito “paradossale”. “Se ciò non bastasse, l’Ente Porto ha deciso anche di concedere – per ben 50 anni – questa parte del territorio, Sant’Erasmo, sulla quale per legge non ha nessuna competenza, ad una società privata che , in cambio di questa concessione che ha per oggetto una vasta parte del territorio e la gestione di circa 300 posti barca, pagherà una cifra irrisoria di circa 1.200 euro al mese, cioè meno di un qualsiasi appartamento”.
Per la consigliera Spallitta, “è evidente il danno all’Erario, poiché il sindaco ha spogliato il Comune delle entrate certe, sicuramente più congrue, che sarebbero derivate dalla gestione e concessione di questa parte del territorio. Non si può che invocare – conclude – la Corte dei conti ad intervenire con tutti i provvedimenti di sua competenza”.
Intanto, la delibera sulla disciplina relativa all’Ente Porto è ancora in consiglio comunale, in itinere.