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domenica, 24 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

MOZIONE “IN DIFESA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEGLI IMMIGRATI A LAMPEDUSA”

MOZIONE

“IN DIFESA  DEI DIRITTI  FONDAMENTALI
DEGLI IMMIGRATI A LAMPEDUSA”

PREMESSO CHE
 
In Italia le strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari, secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, sono distinguibili in tre tipologie: Centri di accoglienza (CDA), Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA), Centri di identificazione ed espulsione (CIE).
I Centri di accoglienza (CDA, noti anche come CPA, Centro prima accoglienza o CSPA, Centro di soccorso e prima accoglienza) "sono strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale". L’accoglienza nel centro "è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento".
I Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) sono "strutture nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato". 

I Centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono "gli ex Centri di permanenza temporanea (CPT) e assistenza; sono strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all’espulsione". Tali centri "si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari". In questi centri il termine massimo di permanenza degli stranieri "è di 60 giorni complessivi (30 giorni, più ulteriori 30 su richiesta del questore e conseguente provvedimento di proroga da parte del magistrato).
 

Il Centro di Prima Accoglienza e Soccorso di Lampedusa, nell’ambito del T.U. sull’immigrazione n. 286/98, è stato realizzato per fornire alloggio temporaneo ai migranti e richiedenti asilo in attesa del loro trasferimento presso appositi centri situati nel sud del Paese in cui prendere in esame i casi. Ma la situazione attuale di Lampedusa, determinata anche dalle recenti direttive del ministro Maroni che hanno portato alla congestione del centro, segna il fallimento di una politica di immigrazione e di regolamentazione dei flussi migratori che ha prodotto un deterioramento del sistema di garanzie e diritti nell’accoglienza dei migranti e del rispetto della normativa comunitaria e del diritto di asilo.
È testimonianza di ciò anche il Centro polifunzionale di Caltanissetta che, oltre ad essere un Centro CPA, è anche un Centro CIE e CARA, e dove la presenza e la sorveglianza armata dei militari, in evidente contrasto con le direttive comunitarie in materia di accoglienza e di procedure di asilo, crea gravi conseguenze sia ai migranti in attesa del riconoscimento del loro status di rifugiati ospitati all’interno della struttura, sia all’esterno, per tutti quei cittadini cioè lesi nella libertà di manifestare a favore degli immigrati e contro le  azioni razziste. La situazione del centro polifunzionale di Caltanissetta, dopo il rogo che ha semidistrutto il CIE di Lampedusa, si avvia a diventare insostenibile a fronte della “deviazione” delle rotte delle imbarcazioni che prima puntavano su Lampedusa ed oggi vengono “scortate” da mezzi militari italiani fino a Porto Empedocle, da dove i migranti vengono trasferiti per la maggior parte nel centro di Caltanissetta.
Le disposizioni che il Governo vuole adottare in campo migratorio e che si possono riscontrare anche nelle novità introdotte dal disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, nell’ambito del pacchetto sicurezza, e questa necessità di legiferare “con urgenza ed in emergenza per affrontare l’eccezionale afflusso di extracomunitari che giungono in Italia”, dimostrano pienamente la violazione dei più elementari diritti umanitari per gli immigranti clandestini che sacrificano tutti i loro risparmi e rischiano la vita attraversando il mare su barche fatiscenti, o che muoiono di stenti durante la traversata. A fronte dei dati disponibili sul numero degli immigrati giunti dalla Libia e dalla Tunisia negli ultimi mesi non sembra che ricorra una situazione diversa dagli anni precedenti, e dunque qualificabile come una situazione di emergenza, che possa legittimare misure emergenziali o il ricorso a decreti legge.
I flussi di immigrazione, come fenomeno di massa, sono iniziati negli anni ’70 e già dai primi anni ’80 diventa un fenomeno abbastanza costante. Le fluttuazioni in aumento o in diminuzione si legano maggiormente alla adozione di strumenti legislativi o regolamentari, e dunque dipendono dalla volontà del governo,piuttosto che in una effettiva crescita dei candidati all’immigrazione clandestina. Ed oggi come allora, oltre una minoranza di flussi di stranieri legati ai ricongiungimenti familiari e quelle di rifugiati e richiedenti asilo politico, i flussi di immigrazione sono un esodo forzato di cui uno dei principali motivi è la ricerca di una migliore condizione lavorativa ed economica da parte di persone in fuga da situazioni di povertà e di insicurezza.
Emigrare per milioni di persone, infatti, significa sperare  di sopravvivere o ricominciare a vivere. Si fugge da condizioni di vita insostenibili: miseria estrema, economia disastrosa, fattori climatici di desertificazione, mancanza di sistemi minimi di sicurezza, di sanità e di servizi, violazione dei diritti umani, persecuzioni per motivi di genere e religiosi, conflitti interni e guerre, e , molto spesso, i paesi industrializzati sono i maggiori artefici degli squilibri economici di questi paesi del terzo mondo, di guerre incentivate con il commercio di armi, con lo sfruttamento del lavoro, soprattutto quello minorile, delle multinazionali. Anzi, la comunità internazionale che gestisce le forze economiche operanti nell’economia mondializzata, anziché ridurre l’esodo forzato e fare delle migrazioni una libera scelta, poco si preoccupa di regolare la gestione della migrazione intesa come forza-lavoro qualificata lasciando questo compito a trafficanti senza scrupoli, con il triste risultato di formare una moltitudine incontrollata di lavoratori irregolari che proprio perché privi di permesso di soggiorno non possono reclamare i loro diritti ed organizzarsi per difendere la loro dignità di lavoratori.
 
Non meno importante è l’aspetto culturale del fenomeno migratorio di massa. Gli immigrati  sono portatori di diversità linguistiche, culturali, sociali e religiose con le quali, in un mondo globalizzato, è indispensabile confrontarsi: è questo il grande concetto dell’intercultura.
 
 
CONSIDERATO CHE
 
 
Questo Gruppo Consiliare esprime grande preoccupazione in merito ad alcune scelte del Governo italiano relative alla complessiva gestione dei flussi migratori in arrivo in Sicilia e a Lampedusa che sono in palese contrasto con i principi costituzionali, con le direttive e le norme europee e con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, nonché con i principi e le norme internazionali.
Anche la stessa definizione di “clandestino” appare offensiva e lesiva della dignità individuale ed è manifestazione del preconcetto razziale e punitivo che caratterizza tutto l’impianto normativo proposto dall’attuale governo.
Molti dei punti contestati, inoltre, inseriti nelle novità introdotte dal recente decreto legge sulla sicurezza, che estende la detenzione amministrativa da due mesi fino a sei mesi, e dal disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, presentato dal Governo nell’ambito del pacchetto sicurezza, oltre che limitare gravemente i diritti della famiglia degli immigrati regolari, trattandoli in alcuni casi alla stregua dei soggetti definiti in altri parti del testo “clandestini”, contribuiscono a percepire l’immigrazione come problema invece che risorsa, e violano il quadro giuridico definito dall’Unione Europea in tema di flussi migratori.
In particolare, le misure trattano alcuni degli argomenti di seguito descritti:
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>L’introduzione del reato di ingresso e permanenza illegale sul territorio italiano che si estende anche al soggiorno: il cittadino straniero che entra o si trattiene in Italia violando le norme sull’immigrazione viene punto con un’ammenda da 5 a 10mila euro e può essere espulso dal questore senza bisogno del nulla osta dell’autorità giudiziaria, in violazione dei principi costituzionali e delle libertà fondamentali;
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>La ulteriore estensione da 6 a 18 mesi del tempo di detenzione dei migranti irregolari nei centri di identificazione per l’espulsione, snatura la funzione dei centri di permanenza temporanea, trasformandoli in luogo di ammassamento e di detenzione e riproponendo gravi questioni di costituzionalità, in violazione delle libertà fondamentali;
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>L’applicazione del “respingimento” di cui all’art. 10 del D.Lgs. 286/98, ed in violazione di norme comunitarie e internazionali, costituisce un provvedimento limitativo della libertà personale, tenuto conto anche della collocazione territoriale dell’isola di Lampedusa e della mancanza della sede giudiziaria competente, perché ogni migrante arrivato in Italia irregolarmente, deve poter essere messo nelle condizioni di presentare un ricorso avverso il provvedimento di rimpatrio davanti ad un’autorità giudiziaria.
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>La facoltà (che potrebbe diventare in molti casi un obbligo) di denunciare alla polizia gli irregolari che ricorrono alle strutture sanitarie, mettendo in alcuni casi a rischio la sicurezza della vita e della salute, o la diffusione di malattie. Potrebbe infatti accadere che, per timore di essere denunciati e arrestati, alcuni clandestini non si sottopongano alle necessarie cure mediche.
 
 
 
TENUTO CONTO CHE:
 
 
Nel centro di prima accoglienza di Lampedusa sono state ospitate circa 1.850 persone, a fronte di una capienza massima di 850 persone, il cui evidente sovraffollamento ha determina parecchi rischi per l’incolumità psicofisica dei migranti, fino al rogo del 18 febbraio scorso che ha reso inagibile oltre metà della struttura;attualmente vi rimangono rinchiusi oltre seicento migranti, e sono in corso indagini della magistratura sulle condizioni di sicurezza della struttura. Inoltre, desta molta preoccupazione, per la sicura mancanza di garanzia dei fondamentali diritti dei migranti clandestini, oltre che delle più elementari normative sulla sicurezza previste per i CIE,  il cambiamento della funzione del centro di Lampedusa da servizio di prima accoglienza e soccorso e transito dei migranti approdati sull’isola o salvati in mare con immediato trasferimento presso altri competenti centri, a centro di trattenimento, visto che sono previsti dalla legge apposite strutture dove può aver luogo il trattenimento prima dell’espulsione e di respingimento;
 
Questo Gruppo Consiliare:
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>Esprime il suo disaccordo con le disposizioni che si vogliono adottare in campo migratorio e inserite nel disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, presentato dal Governo, e da ultimo nel decreto legge “antistupri” che sull’onda dell’emozione causata da recenti fatti di cronaca, introduce le ronde affidate a semplici cittadini, con conseguenze che in città come Palermo potrebbero avere effetti devastanti per la convivenza civile ed il mantenimento dell’ordine pubblico;
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>Esprime preoccupazione la grave situazione che permane nell’isola di Lampedusa determinata dallo stato di “detenzione” degli immigrati, nel centro semidistrutto di Contrada Imbriacola e nella vecchia base Loran della marina militare, riaperta dopo anni di abbandono, dove si corre il rischio di vedere calpestati i fondamentali diritti della persona e del migrante, come l’assistenza legale o la richiesta di asilo anche da parte dei minori, e dove il sovraffollamento sta dando origine ad una situazione che non consente la garanzia dei più elementari principi di accoglienza;
<!–[if !supportLists]–>*         <!–[endif]–>È solidale anche con la popolazione di Lampedusa enormemente danneggiata dalle continue campagne che invocano la sicurezza, al punto da proporre l’apertura di un nuovo centro di detenzione nella vecchia base dell’Aereonautica Militare, e dai continui articoli di cronaca in merito agli sbarchi dei clandestini sull’isola, che hanno creato involontariamente una situazione allarmistica con danno al turismo di Lampedusa. Propone per questa ragione un incontro dei sindaci siciliani con il sindaco di Lampedusa al fine di verificare la possibilità di sollecitare tutti insieme l’ente regione al fine di realizzare strumenti concreti di accoglienza e di “solidarietà orizzontale” tra i diversi comuni siciliani coinvolti dall’arrivo e dal trasferimento dei migranti che, o sono sbarcati a Lampedusa, o da qui sono “deviati” verso altri comuni della fascia meridionale della Sicilia, come Licata, Porto Empedocle e Palma di Montechiaro.
 

IL CONSIGLIO COMUNALE

si impegna e impegna

IL SINDACO

ad adoperarsi concretamente, attraverso l’utilizzo dei canali istituzionali, affinché

* Il Governo sospenda le disposizioni che vuole adottare in campo migratorio, introdotte dal disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, nell’ambito del pacchetto sicurezza;
* Venga ripristinato l’utilizzo della struttura di Lampedusa a Centro di soccorso e prima accoglienza e non più a Centro di identificazione ed espulsione;
* Vengano garantite le norme in materia di diritto d’asilo, compresa l’assistenza legale, in attuazione all’art. 10 della Costituzione e ai sensi dell’art. 39, comma 1° della Direttiva 2005/85/CE, dell’art. 32, comma 4° del D.Lgs. 25/08, dell’art. 13 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
* Venga garantito il rispetto delle libertà fondamentali e vengano vietate all’interno delle strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari tutte le forme di trattenimento che potrebbero configurarsi come detenzione arbitraria;
* venga garantito agli immigrati irregolari  la possibilità di presentare adeguato ricorso ad una autorità giudiziaria in caso di respingimento o espulsione;
* vengano vietate le espulsioni collettive, ai sensi dell’art. 19 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea
* venga vietata l’espulsione dei minori stranieri non accompagnati, ai sensi dell’art. 19, comma 2° del D.Lgs. 286/98, e vengano garantite tutte le procedure e gli accertamenti che consentano l’esatta determinazione dell’età degli stranieri che si dichiarano minori e che presentano domanda di asilo, ai sensi dell’art. 19 del D.L.gs. 25/08
* vengano attuate politiche di integrazione e di lotta alle discriminazioni dirette verso la popolazione immigrata che ha già ha ottenuto la cittadinanza del paese ospite, e garantire la partecipazione degli immigrati non solo al mercato del lavoro ma anche nella vita sociale, culturale e civile, assicurando loro diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini europei, anche attraverso la facilitazione le procedure per ottenere o rinnovare i permessi di soggiorno o la modifica  della tipologia e la durata dei permessi di soggiorno, al fine di salvaguardare le specificità culturali degli immigrati e favorirne un inserimento non conflittuale nel tessuto sociale.

LE CONSIGLIERE

Nadia SPALLITTA                        Antonella MONASTRA




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