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lunedì, 25 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Rischio sismico e crolli in città

Il terremoto in Abruzzo ha riacceso i riflettori sulla vulnerabilità degli edifici pubblici italiani. Nel 1999 la Protezione civile ha realizzato un dossier che elencava i palazzi a rischio in sette regioni del centro sud particolarmente esposte : Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. Cosa è stato fatto da allora soprattutto in una città come Palermo dove secondo uno studio europeo il consumo del territorio, rispetto agli standard urbanistici, è del 221%, ovvero più del doppio rispetto a quello lecito? Parte da questo dato l’interrogazione al sindaco Cammarata, presentata dal gruppo consiliare Un’Altra Storia.
<<Palermo è un comune ad alto rischio sismico – dice il consigliere Nadia Spallitta – per la massiccia presenza di edifici realizzati senza il rispetto della normativa antisismica e perché costruiti prima dell’entrata in vigore della stessa : basti pensare alla vastità del centro storico della città>>. Tra le tante cose, il gruppo Un’Altra Storia chiede al sindaco Cammarata se <<sia mai stato effettuato l’aggiornamento – continua – e la revisione del piano comunale di protezione civile e se questo contenga tutti gli scenari di evento quali : rischio sismico e da tsunami associato, da alluvione, da esondazione e dissesti idrogeologici, da ondate di calore, da incidenti industriali e nubi tossiche, da incendi civili, boschivi e di interfaccia>>. Alla luce del Pep, piano di edilizia popolare, che prevede la realizzazione di 7 mila alloggi, Spallitta si chiede se sia stato mai realizzato uno studio sull’abusivismo. <<Per quello che ne so – continua Spallitta – non esiste una “fotografia” aggiornata della realtà edilizia cittadina che attesti lo stato di salute degli immobili soprattutto di quelli del centro storico>>. Secondo uno dei più aggiornati report, che risale al 2001, ci sarebbero circa 3 mila alloggi <<in assoluto stato di degrado – continua – che se recuperati potrebbero essere utilizzati. Invece o sono del tutto abbandonati o occupati abusivamente con l’alto rischio che ad una piccola scossa possa venire giù tutto>>. Secondo uno studio europeo, infatti, il piano regolatore palermitano violerebbe gli standard urbanistici: <<dovrebbero esserci 18 metri quadri per metro cubo – precisa Spallitta – di aree destinate ai servizi primari e secondari (verde, parcheggi, reti fognarie e zone di evacuazione in caso di calamità). A Palermo, invece, questa proporzione scende a 14. Questo vuol dire che si è costruito troppo, dove non è possibile, senza criteri e con una mappa del rischio del 2004, secondo cui ci sono centinaia di immobili ad alto rischio crollo ma per i quali sono stati fatti solo interventi tampone>>.



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