Palermo, la Tarsu non aumenterà: la maggioranza getta la spugna. Cammarata liquida il direttore generale dell’Amia.
Domenica 31 maggio ore 16.55: Alberto Campagna, Presidente del Consiglio comunale di Palermo, annuncia, formalmente, il ritiro per accantonamento della delibera propedeutica all’aumento di un 35% della Tarsu. Per il Pdl è la resa, una sconfitta politica “bruciante”. Ha vinto, invece, l’ostruzionismo del centrosinistra, con l’appoggio determinante dell’Mpa e dei consiglieri dell’area Miccichè. Salta, così,definitivamente, l’ipotesi di un nuovo aumento della tassa comunale (ndr: dopo quello del 75% del 2006), caparbiamente, caldeggiato da Cammarata, per tentare di coprire, in qualche modo, il misterioso “buco”del bilancio Amia di oltre 150 milioni di euro.
I primi a portare fuori da Sala delle Lapidi la buona notizia per i palermitani sono l’avvocato Nadia Spallitta, di “Un’altra storia”, ed il capogruppo dell’Mpa, Mimmo Russo. Che telefona immediatamente al Presidente della Regione, per aggiornarlo sul “crollo” del “muro Cammarata”; la scena si svolge sotto l’efficiente, ma discreta, vigilanza della Digos, oggi, presente in forze. Ma procediamo con ordine, nella istruttiva cronaca di una domenica di ordinaria follia politica al Comune di Palermo.
Il Consiglio è cominciato all’incirca alle 11.30, in presenza di un “pienone” di consiglieri, precettati sia dal Pdl e dall’Udc, che dal centrosinistra e dall’Mpa. Davanti all’ingresso principale del municipio stazionano una quarantina di operai Amia, quelli strani “pro-Tarsu” – al solito della Cisl e della Fenica – guardati, finalmente, a vista da un solido schieramento delle forze dell’ordine, e marcati con discrezione dai lavoratori dell’AmiaEsseEmme, per lo più aderenti alla Rdb e all’Alba, ossia gli operai logicamente ostili alla Tarsu ed ormai in polemica con Cammarata.
Subito dopo una prima schermaglia su un emendamento del centrosinistra, prende la parola il capogruppo del Pdl, Giulio Tantillo che, a freddo, si imbarca nel suo solito discorso sull’ostruzionismo del centrosinistra che fa rischiare in futuro il licenziamento dei lavoratori Amia. Ancora una volta, l’ex Forza Italia indica i nomi dei consiglieri Terminelli, Ferrandelli, Spallitta, Monastra e Faraone, come l’anima dell’operazione in aula. Scoppia, così, la bagarre. Dal settore del pubblico, dove assistevano alla seduta dei delegati sindacali Amia pro-Tarsu, partono urla e proteste contro i cinque consiglieri del centrosinistra. Il mite Terminelli, a questo punto, ancora evidentemente memore della recente aggressione subita, si alza di scatto per raggiungere Tantillo, volendogli impartire probabilmente una lezione meritata. Fermato, in tempo, dai suoi stessi colleghi, si è subito riseduto.
Sulla base dei precedenti, troppo freschi, dei giorni scorsi, delle aggressioni e degli insulti subiti, allora, Faraone ha chiesto, immediatamente, una sospensione, per un incontro dei capogruppo per concordare se continuare o meno la seduta del Consiglio a porte chiuse, per motivi di sicurezza. La tensione in aula si taglia a fette. Ma stavolta la Digos è sotto la direzione del vicequestore Pampillonia, che si preoccupa di disinnescare l’agitazione dei sindacalisti Amia pro-tarsu.
Così, il Presidente Campagna indice, nell’adiacente sala giunta, una riunione dei capogruppo con tutti i sindacalisti Amia per vedere come poter continuare la seduta senza troppe polemiche oltre il dovuto. In questa sede si accerta che: A) i sindacati Rdb ed Alba non sono affatto favorevoli all’aumento della Tarsu e vogliono parlare invece di nuovo piano industriale dell’Amia e della tutela dei diritti dei lavoratori; B) che il centrosinistra e l’Mpa non intendono dismettere l’ostruzionismo; C) che il gruppo del Pdl e quelli dell’Udc sono stanchi di combattere una guerra contro i loro elettori solo per onorare una questione di principio del sindaco.
Campagna e Tantillo si guardano negli occhi: ed è chiaro per loro che, ormai, la partita per l’aumento della Tarsu è persa. Si torna in aula per onore di bandiera, sino ad arrivare alla discussione sul sesto emendamento (su 1200) del centrosinistra, quando, alle 16.55, Campagna si accorge che in aula gli anti-tarsu sono poco più di una ventina, mentre i filo Cammarata non superano la decina di consiglieri comunali. Come nella boxe – vola alto il lancio della spugna – e Campagna annuncia il ritiro della delibera-Tarsu.
Lo stesso Presidente del Consiglio comunale fa, perciò, sua la proposta del centrosinistra di costituire un “tavolo anti-crisi” che – riunendosi già da lunedì 1 giugno – ricerchi le più condivise soluzioni per risolvere i problemi dell’Amia, ma anche di tutte le altre società ex municipalizzate controllate dal Comune. Campagna include, pure, la proposta Monastra-Faraone sull’esigenza di portare a quel tavolo “tecnico” tutte le forze sociali ed economiche della città, allargando il confronto costruttivo, pure, alla sussistenza dei servizi sociali erogati dal Comune ed agli interventi a sostegno dell’economia cittadina. In sostanza, quanto aveva proposto il centrosinistra già da marzo, divenuta base programmatica della manifestazione anti-Cammarata del 18 aprile scorso. Quella, allora, dileggiata dai vertici siciliani del Pdl, e bollata dal sindaco con la famosa frase: “Questi a Palermo non contano niente”.
Faraone, in un piccolo intervento conclusivo, si è assunto l’onere, in quanto anche deputato regionale, di verificare la possibilità all’Ars di riprendere il filo del ragionamento con Lombardo, di richiedere un possibile intervento finanziario della Regione a sostegno dei comuni capoluogo siciliani, allo stato con i bilanci in crisi. Sollecitando, a sua volta, un eguale intervento presso il Governo nazionale del Pdl palermitano.
“Abbiamo vinto per conto di tutti i palermitani – è l’opinione di Mimmo Russo capogruppo dell’Mpa – Cammarata deve prendere atto della sua sconfitta e ne tragga le conseguenze dimettendosi. Si nomini un commissario al Comune, con il mandato di incardinare concretamente, in un lasso di tempo di sei mesi, una ampia manovra di risanamento del disastro provocato da otto anni di gestione Cammarata, seguendo le indicazioni programmatiche che scaturiranno da questo tavolo tecnico “anti-crisi”. Insomma, mettere su una sorta di governo assembleare di salute pubblica. Parallelamente, va affrontata con efficacia e trasparenza la vicenda Amia, e di tutte le altre società controllate ex municipalizzate, commissariandole subito, per riportarvi ordine manageriale e legalità certa. Dobbiamo una risposta ai cittadini palermitani, che pretendono, a ragione, l’efficienza dei servizi pubblici comunali: dalla scuola ai trasporti e all’assistenza sociale; e non vogliono sentire parlare dell’indecenza dell’emergenza rifiuti. Gli stessi che hanno sommerso, oggi, la sindacatura di Cammarata”.
“Tantillo ci ha informato oggi che i pignoramenti all’Amia, effettuati sui conti del Comune hanno raggiunto quota 34 milioni di euro – denuncia Nadia Spallitta – la vera ragione per cui c’è il rischio che l’Amia non possa pagare i suoi stipendi di giugno. Ebbene, per ovviare a questa situazione basterebbe che la giunta provveda, semestralmente a vincolare le somme di bilancio per gli stipendi dei lavoratori sia comunali che delle partecipate con una formale dichiarazione di impignorabilità. Mi stupisce che Cammarata non abbia mai voluto usufruire di questa elementare prerogativa di legge, a tutela dei salari dei lavoratori dipendenti”.
E’ d’uopo concludere questa cronaca, dando la parola ad una delle due guide dell’ostruzionismo anti-tarsu, Antonella Monastra, capogruppo di “Un altra storia”: “E’ stata una battaglia dura ma l’abbiamo vinta. Intervenendo in aula giorno e notte. Per sconfiggere tutte le bugie e le mistificazioni che il Pdl e Cammarata hanno cercato di costruire, tentando di imbrogliare pure gli operai Amia aizzandoli contro di noi, al solo scopo di nascondere ai palermitani la realtà: che l’Amia è stata una azienda vittima della mala gestione di chi cercava solo di costruirsi una base elettorale e clientelare, a scapito dei diritti dei palermitani e della loro qualità della vita”.
Il Consiglio è cominciato all’incirca alle 11.30, in presenza di un “pienone” di consiglieri, precettati sia dal Pdl e dall’Udc, che dal centrosinistra e dall’Mpa. Davanti all’ingresso principale del municipio stazionano una quarantina di operai Amia, quelli strani “pro-Tarsu” – al solito della Cisl e della Fenica – guardati, finalmente, a vista da un solido schieramento delle forze dell’ordine, e marcati con discrezione dai lavoratori dell’AmiaEsseEmme, per lo più aderenti alla Rdb e all’Alba, ossia gli operai logicamente ostili alla Tarsu ed ormai in polemica con Cammarata.
Subito dopo una prima schermaglia su un emendamento del centrosinistra, prende la parola il capogruppo del Pdl, Giulio Tantillo che, a freddo, si imbarca nel suo solito discorso sull’ostruzionismo del centrosinistra che fa rischiare in futuro il licenziamento dei lavoratori Amia. Ancora una volta, l’ex Forza Italia indica i nomi dei consiglieri Terminelli, Ferrandelli, Spallitta, Monastra e Faraone, come l’anima dell’operazione in aula. Scoppia, così, la bagarre. Dal settore del pubblico, dove assistevano alla seduta dei delegati sindacali Amia pro-Tarsu, partono urla e proteste contro i cinque consiglieri del centrosinistra. Il mite Terminelli, a questo punto, ancora evidentemente memore della recente aggressione subita, si alza di scatto per raggiungere Tantillo, volendogli impartire probabilmente una lezione meritata. Fermato, in tempo, dai suoi stessi colleghi, si è subito riseduto.
Sulla base dei precedenti, troppo freschi, dei giorni scorsi, delle aggressioni e degli insulti subiti, allora, Faraone ha chiesto, immediatamente, una sospensione, per un incontro dei capogruppo per concordare se continuare o meno la seduta del Consiglio a porte chiuse, per motivi di sicurezza. La tensione in aula si taglia a fette. Ma stavolta la Digos è sotto la direzione del vicequestore Pampillonia, che si preoccupa di disinnescare l’agitazione dei sindacalisti Amia pro-tarsu.
Così, il Presidente Campagna indice, nell’adiacente sala giunta, una riunione dei capogruppo con tutti i sindacalisti Amia per vedere come poter continuare la seduta senza troppe polemiche oltre il dovuto. In questa sede si accerta che: A) i sindacati Rdb ed Alba non sono affatto favorevoli all’aumento della Tarsu e vogliono parlare invece di nuovo piano industriale dell’Amia e della tutela dei diritti dei lavoratori; B) che il centrosinistra e l’Mpa non intendono dismettere l’ostruzionismo; C) che il gruppo del Pdl e quelli dell’Udc sono stanchi di combattere una guerra contro i loro elettori solo per onorare una questione di principio del sindaco.
Campagna e Tantillo si guardano negli occhi: ed è chiaro per loro che, ormai, la partita per l’aumento della Tarsu è persa. Si torna in aula per onore di bandiera, sino ad arrivare alla discussione sul sesto emendamento (su 1200) del centrosinistra, quando, alle 16.55, Campagna si accorge che in aula gli anti-tarsu sono poco più di una ventina, mentre i filo Cammarata non superano la decina di consiglieri comunali. Come nella boxe – vola alto il lancio della spugna – e Campagna annuncia il ritiro della delibera-Tarsu.
Lo stesso Presidente del Consiglio comunale fa, perciò, sua la proposta del centrosinistra di costituire un “tavolo anti-crisi” che – riunendosi già da lunedì 1 giugno – ricerchi le più condivise soluzioni per risolvere i problemi dell’Amia, ma anche di tutte le altre società ex municipalizzate controllate dal Comune. Campagna include, pure, la proposta Monastra-Faraone sull’esigenza di portare a quel tavolo “tecnico” tutte le forze sociali ed economiche della città, allargando il confronto costruttivo, pure, alla sussistenza dei servizi sociali erogati dal Comune ed agli interventi a sostegno dell’economia cittadina. In sostanza, quanto aveva proposto il centrosinistra già da marzo, divenuta base programmatica della manifestazione anti-Cammarata del 18 aprile scorso. Quella, allora, dileggiata dai vertici siciliani del Pdl, e bollata dal sindaco con la famosa frase: “Questi a Palermo non contano niente”.
Faraone, in un piccolo intervento conclusivo, si è assunto l’onere, in quanto anche deputato regionale, di verificare la possibilità all’Ars di riprendere il filo del ragionamento con Lombardo, di richiedere un possibile intervento finanziario della Regione a sostegno dei comuni capoluogo siciliani, allo stato con i bilanci in crisi. Sollecitando, a sua volta, un eguale intervento presso il Governo nazionale del Pdl palermitano.
“Abbiamo vinto per conto di tutti i palermitani – è l’opinione di Mimmo Russo capogruppo dell’Mpa – Cammarata deve prendere atto della sua sconfitta e ne tragga le conseguenze dimettendosi. Si nomini un commissario al Comune, con il mandato di incardinare concretamente, in un lasso di tempo di sei mesi, una ampia manovra di risanamento del disastro provocato da otto anni di gestione Cammarata, seguendo le indicazioni programmatiche che scaturiranno da questo tavolo tecnico “anti-crisi”. Insomma, mettere su una sorta di governo assembleare di salute pubblica. Parallelamente, va affrontata con efficacia e trasparenza la vicenda Amia, e di tutte le altre società controllate ex municipalizzate, commissariandole subito, per riportarvi ordine manageriale e legalità certa. Dobbiamo una risposta ai cittadini palermitani, che pretendono, a ragione, l’efficienza dei servizi pubblici comunali: dalla scuola ai trasporti e all’assistenza sociale; e non vogliono sentire parlare dell’indecenza dell’emergenza rifiuti. Gli stessi che hanno sommerso, oggi, la sindacatura di Cammarata”.
“Tantillo ci ha informato oggi che i pignoramenti all’Amia, effettuati sui conti del Comune hanno raggiunto quota 34 milioni di euro – denuncia Nadia Spallitta – la vera ragione per cui c’è il rischio che l’Amia non possa pagare i suoi stipendi di giugno. Ebbene, per ovviare a questa situazione basterebbe che la giunta provveda, semestralmente a vincolare le somme di bilancio per gli stipendi dei lavoratori sia comunali che delle partecipate con una formale dichiarazione di impignorabilità. Mi stupisce che Cammarata non abbia mai voluto usufruire di questa elementare prerogativa di legge, a tutela dei salari dei lavoratori dipendenti”.
E’ d’uopo concludere questa cronaca, dando la parola ad una delle due guide dell’ostruzionismo anti-tarsu, Antonella Monastra, capogruppo di “Un altra storia”: “E’ stata una battaglia dura ma l’abbiamo vinta. Intervenendo in aula giorno e notte. Per sconfiggere tutte le bugie e le mistificazioni che il Pdl e Cammarata hanno cercato di costruire, tentando di imbrogliare pure gli operai Amia aizzandoli contro di noi, al solo scopo di nascondere ai palermitani la realtà: che l’Amia è stata una azienda vittima della mala gestione di chi cercava solo di costruirsi una base elettorale e clientelare, a scapito dei diritti dei palermitani e della loro qualità della vita”.
ULTIM’ORA. Il primo effetto della mancata approvazione della delibera sull’aumento della Tarsu è la decisione del sindaco Diego Cammarata di revocare la delega di direttore generale dell’Amia a Orazio Colimberti. In relazione alla sua sostituzione circola, insistentemente, il nome dell’attuale direttore generale del Comune di Palermo, Lo Cicero, che aveva già ricoperto il ruolo di dg dell’Amia prima dell’avvento di Cammarata.