Torniamo per un attimo al nostro odierno… al nostro territorio, Palermo e perché no, Sicilia.. oggi è il 24 maggio, nei giorni appena trascorsi, si sono commemorate le figure di personaggi come Falcone, Borsellino e ricordato, quant’altri hanno offerto la loro vita perché la Sicilia si liberasse dall’oppressione della mafia e ora, lo sappiamo, anche dalla politica. Il parterre di queste cerimonie è sempre folto… di politici, intellettuali.. tutti parlano, proclamano, citano, ricordano.. davanti a migliaia di scolaresche e la stampa ne dà grande risalto.
Spegniamo i riflettori… un minuto di silenzio… questi Guerrieri della Luce, caduti per la libertà nostra, delle nuove generazioni.. ci hanno sottolineato quanto fosse importante cambiare e portare la cultura nei territori dell’oppressione mafiosa.
In concreto due fatti:
a) Tempo fa, senza annoiarvi con le dinamiche picaresche della politica, ci siamo occupati di raggruppare quante più persone legate all’arte e alla cultura, per migliorare (meglio sarebbe stato sostituirlo) il primo Regolamento sulla Cultura del Comune di Palermo. Documento originale che rischiava, e rischia, d’esser approvato: zero pedagogia, zero giovani, zero attenzione ai quartieri a rischio, zero opportunità per chi non ha già “un’impresa” consolidata che può dare garanzie bancarie. Due mesi d’incontri tra gli artisti.. ma anche sindacati mai visti prima “titolari e unici autorizzati” sul Regolamento, intestazioni politiche, manipolazioni della stampa e dei blog etc. etc. Nel frattempo si evidenziava, la necessità vitale di dare spazi fisici agli artisti e noi incentivavamo l’attenzione sui quartieri.. gli Assessori preposti “Non abbiamo spazi da affidare”. Tutto consegnato con meticolosità ed in fretta.. “altrimenti non lo recepiamo!”… sono passati due mesi, nessuna risposta… ah! Gli scandali della moltitudine degli spazi del Comune, dati gratuitamente… cara stampa, con comodo, attendiamo quelli sui beni confiscati.
b) I P.O.N… piani organizzativi nazionali, in poche parole attività extra-scolastiche che prevedono esperti esterni. Bene … già c’è stata una puntata di Report sul tema, dunque vorrei esprimermi sulla deferenza di alcune realtà. Uno dei miei tre PON è allo Sperone, didattica agli insegnanti. Dal centro della città, mi muovo in macchina, so che devo fare tutta la via del mare e prima di Villabate, girare ad una pompa benzina e imboccare il viale che porta al quartiere. Ora in quei giorni, da attore, porto la faccia di un personaggio che recito in Teatro, barba e capelli lunghi, imboccato questo vialone deserto, all’angolo mi trovo un cartellone 6×3 che reclamizza un film e girando lo sguardo a destra, mi trovo un altro vialone e l’orrore urbano di questi sobborghi progettati negli anni ’60. Non so dov’è la scuola e chiedo ad un gruppo di adulti messi accanto ai dei copertoni che bruciano per terra.. risposta nessuna, prima mi studiano e poi chiedono perché lo voglio sapere, poi rispondono. A scuola, entro e non mi sento in un posto “oppresso”, passano bambini sorridenti e la riunione degli insegnanti m’insegna molte cose, tante bisognerebbe comunicarle ai nostri politici e al Ministro. Comprendo durante le lezioni, che in quel quartiere un luogo d’aggregazione, un teatro sarebbe un’oasi d’informazioni e pensiero, che li farebbe uscire da quel deserto, dove i predoni della mafia sono perennemente in agguato. Includo nella mia utopia, che si potrebbe fermare qualche auto blu e accompagnare più spesso i bambini fuori dal quartiere e soffermarsi su che encomio dare agli insegnanti che da anni “imparano ad imparare”.
Non vorrei che qualcuno si arroccasse dietro il concetto di utopia, a parte la recente realtà del teatro di Scampia… v’inviterei a leggere, tra le altre cose di Boal, Dal Desiderio alla Legge ed. Meridiana, penso che sia una questione di volontà.
Nel nostro piccolo, come Compagnia, abbiamo provato a rendere operativi Borghi e luoghi di teatro in Sicilia, avendo avuto in affidamento una moltitudine di spazi, bellissimi, e tanti altri ce ne vorrebbero affidare, ma come diceva Kantor: [..La politica da sola è cieca. Il mistero, che è muto da solo diventa sordo..] ; per cui, con apici di coinvolgimento, che toccano interi paesi, dal più vecchio a l’ultimo nato, poi la trasformazione in progetto di continuità deve necessariamente passare attraverso il sostegno della politica… e quando questo accade, tutto ciò che si è seminato fiorisce per generazioni.
La consapevolezza in atto che, seppur il mondo abbia preso una piega gravemente raccapricciante, c’è la possibilità di dare origine a realtà sociali, luoghi in cui si ha la coscienza che il teatro, l’arte non può prescindere dall’etica e dal mantenimento di un ruolo guida all’interno della polis o, laddove non esistesse neppure il senso di collettività, farsi laboratorio di creazione di una società più giusta…giusta.
Per
La Compagnia TEATRO DI FUORI
Turi D’Anca
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