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domenica, 24 novembre 2024
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Nadia Spallitta

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Nadia Spallitta replica all’architetto Monaco sull’ex pastificio Sepi

Dal momento che l’architetto Monaco, nel suo lungo articolo pubblicato in data 3 ottobre 2007 sul quotidiano La Repubblica, chiama in causa esclusivamente me, ritengo necessario e doveroso, anche a tutela della mia immagine di consigliere comunale, fornire alcune precisazioni sulla mia contrarietà alla realizzazione del costosissimo progetto ( venti miliardi delle vecchie lire) di demolizione dell’ex pastificio Sepi per creare uffici universitari. Contrariamente a quanto sostiene l’architetto Monaco, non si assisterà e sicuramente non in tempi brevi, ad alcuna rinascita dell’ex pastificio Sepi (anche perché lo stesso verrà demolito). Infatti, se dal 2000 (data di inizio procedura)  sono trascorsi circa 7 anni per approdare ad un semplice progetto preliminare, non oso immaginare quali saranno i tempi necessari per l’attuazione dell’intero progetto (approvazione progetto definitivo- approvazione progetto esecutivo – pareri del Genio Civile – procedure di espropriazione – procedure europee per l’aggiudicazione dei lavori e loro stessa realizzazione) tempi tra l’altro neanche indicati nel progetto preliminare. In altre parole, il nuovo edificio, a voler essere ottimisti, verrà alla luce forse nei prossimi dieci anni. Fino ad allora, l’area resterà abbandonata, degradata e sottratta alla fruizione collettiva. Più ragionevole e sicuramente meno dispendioso (un milione e settecentomila euro) sarebbe stato proseguire nel progetto di risanamento che aveva già ottenuto tutti i pareri e le autorizzazioni e che, di certo, si sarebbe potuto attuare in tempi  più ristretti, salvaguardando inoltre anche il nostro patrimonio storico. A queste considerazioni si aggiunga il fatto che ritengo sempre e comunque indispensabile l’osservanza delle norme e nessuno, a tal proposito, ancora oggi mi ha chiarito come sia stato possibile che  l’architetto Monaco, che in precedenza si era aggiudicato un progetto di risanamento appalto di ristrutturazione, successivamente abbia, invece, potuto presentare un progetto di demolizione e costruzione di un nuovo edificio ( dato complessivo di estensione di 6000 metri quadrati ) del valore decuplicato, sia in relazione ai lavori (dieci milioni di euro) sia in relazione alla parcella professionale (circa un milione di euro). Se il primo progetto non era più fattibile, allora avrebbe dovuto essere bandita una nuova gara. Quanto poi al parere del Genio Civile, agli atti non risultano elaborati progettuali recanti tale parere. Per cui, in qualità di componente della Commissione urbanistica, sono chiamata ad esprimermi su un progetto in variante allo strumento urbanistico sprovvisto, allo stato, del necessario preliminare parere previsto dalla legge. Inoltre, in riferimento al venir meno del vincolo di inedificabilità legato al rischio elevatissimo di alluvioni ed esondazioni , mi rimane poco chiaro comprendere quali fattori siano intervenuti per far ritenere esistenti il suddetto rischio solo fino al 2004 e farlo improvvisamente venir meno negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda, infine, la mia eventuale mancata partecipazione al sopralluogo, non accetto insinuazioni ed allusioni sul mio modo di svolgere il ruolo di consigliere e mi stupisco che un professionista illuminato quale l’architetto Monaco, voglia, forse, così incidere e ridurre la mia libertà e la mia funzione.




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