Nata con una grave malformazione, l’inverno scorso, era già stata ricoverata per assideramento. La notte tra domenica e lunedì scorsi Morena, che oggi avrebbe compiuto un anno, è morta. A raccontare la triste storia di questa bimba e della sua famiglie è il "Comitato di lotta per la casa" e la "Rete di sostegno", associazioni che rivendicano il diritto di circa seicento famiglie palermitane, iscritte alla lista di emergenza compilata dal Comune, ad avere un tetto.
Circa due anni fa la famiglia di Morena, genitori e cinque figli, dopo averlo occupato aveva ottenuto uno dei container di via Messina Montagne, dove vivono altre 24 famiglie. "Le condizioni dei container – dice la Rete di sostegno – costati 520 mila euro, sono pessime: i tetti sono rivestiti in lana di vetro (materiale notoriamente nocivo), nel campo c’è una fogna a cielo aperto e le temperature sono insostenibili sia in inverno che in estate".
"Giovanna – aggiunge l’associazione – la mamma di Morena, ha trascorso la gravidanza in questo condizioni e la bimba è nata con una grave malformazione che si è andata aggravando, fino ad arrivare al ricovero per assideramento. I medici avevano sconsigliato alla famiglia di tornare a vivere in un luogo come quello, ma il container era l’unica casa. Non vogliamo dire che Morena è morta perché abitava lì, ma una bimba nelle sue condizioni non poteva certo stare in un container. Palermo non può restare indifferente davanti a un caso come questo".
Morena, da circa due settimane, viveva in una casa confiscata alla mafia e assegnata dal Comune alla sua famiglia. Sabato scorso la bimba era stata operata ma poco più di 24 ore dopo è morta. Due anni fa, prima di trasferirsi in uno dei container di via Messina Montagne, la sua famiglia era tra quelle che aveva occupato il palazzo La Rosa di via Alloro, nel centro storico, da dove fu sloggiata dal Comune, proprietario dell’immobile.
"L’amministrazione spiegò agli occupanti – ricorda il sindacalista della Cgil Pietro Milazzo – che il palazzo sarebbe stato destinato a uffici comunali. In verità – aggiunge – è recente la notizia che il Comune voglia venderlo e utilizzare il ricavato per diminuire il buco dell’Amia, l’ex municipalizzata per i rifiuti, che ammonta a oltre 150 milioni". "Il destino di Morena – aggiunge il consigliere comunale del gruppo Un’Altra Storia, Nadia Spallitta – era segnato prima della nascita: come si può gestire una gravidanza dentro un container e vivere in un luogo così?".
"Mi chiedo – conclude – quali pressioni e impegni assunti possano impedire al sindaco di rassegnare dignitosamente le dimissioni, di fronte al fallimento e ai risultati devastanti della sua gestione".
"Giovanna – aggiunge l’associazione – la mamma di Morena, ha trascorso la gravidanza in questo condizioni e la bimba è nata con una grave malformazione che si è andata aggravando, fino ad arrivare al ricovero per assideramento. I medici avevano sconsigliato alla famiglia di tornare a vivere in un luogo come quello, ma il container era l’unica casa. Non vogliamo dire che Morena è morta perché abitava lì, ma una bimba nelle sue condizioni non poteva certo stare in un container. Palermo non può restare indifferente davanti a un caso come questo".
Morena, da circa due settimane, viveva in una casa confiscata alla mafia e assegnata dal Comune alla sua famiglia. Sabato scorso la bimba era stata operata ma poco più di 24 ore dopo è morta. Due anni fa, prima di trasferirsi in uno dei container di via Messina Montagne, la sua famiglia era tra quelle che aveva occupato il palazzo La Rosa di via Alloro, nel centro storico, da dove fu sloggiata dal Comune, proprietario dell’immobile.
"L’amministrazione spiegò agli occupanti – ricorda il sindacalista della Cgil Pietro Milazzo – che il palazzo sarebbe stato destinato a uffici comunali. In verità – aggiunge – è recente la notizia che il Comune voglia venderlo e utilizzare il ricavato per diminuire il buco dell’Amia, l’ex municipalizzata per i rifiuti, che ammonta a oltre 150 milioni". "Il destino di Morena – aggiunge il consigliere comunale del gruppo Un’Altra Storia, Nadia Spallitta – era segnato prima della nascita: come si può gestire una gravidanza dentro un container e vivere in un luogo così?".
"Mi chiedo – conclude – quali pressioni e impegni assunti possano impedire al sindaco di rassegnare dignitosamente le dimissioni, di fronte al fallimento e ai risultati devastanti della sua gestione".