Ormai l’Amia (azienda che gestisce il servizio di igiene della città di Palermo) non sa più a quale santo votarsi per risolvere la grave crisi finanziaria nella quale versa. Gli Ato della provincia non pagano da tempo per usufruire della discarica di Bellolampo e siccome c’è bisogno di battere cassa, da oggi l’Amia ha chiuso i cancelli della discarica cittadina ai compattatori provenienti dai comuni morosi.
Così, una rappresentanza di sindaci della provincia di Palermo, ai quali è stato bloccato il servizio, si è barricata nella sala blu di palazzo D’Orleans, sede della Presidenza della Regione: i sindaci lamentano di non essere stati ancora ricevuti dal Presidente della Regione, Raffaele Lombardo. “Resteremo qui sino a quando non verremo ricevuti – dichiara Biagio Sciortino, sindaco di Bagheria – l’emergenza rifiuti non è un problema solo delle amministrazioni comunali o dei cittadini che pagano la tassa rifiuti, è un problema che va affrontato e risolto a livello regionale”.
Lo Cicero, presidente dell’ex municipalizzata, ha cercato di rimpinguire le casse aziendali cercando di vendere, tramite bando pubblico, 181 mezzi in disuso, tra vecchi autocompattatori, minibus elettrici, scooter, autocarri e pale meccaniche. Questo bando, chiuso la settimana scorsa, ha però portato scarsi risultati. Sono, infatti, appena 250 mila gli euro recuperati da questa manovra.
Rimangono invenduti 125 mezzi tra venti minibus elettrici, otto seicento anch’esse elettriche, autocompattatori, spazzatrici meccaniche particolari e, udite udite, scooter per la raccolta degli “escrementi canini”. L’obiettivo di tale vendita all’asta, oltre quello ovvio di fare entrare soldi nelle casse aziendali, era anche quello di ridurre i costi fissi dati anche da bolli e assicurazioni per questi mezzi inutilizzati e posteggiati nei depositi. Tra vendite e svendite, nel frattempo continua la protesta dei lavoratori Apas (cooperativa dei cenciaioli storici cittadini), che oggi sono saliti sul tetto di Palazzo delle Aquile per chiedere di essere pagati per i servizi resi all’Amia.
Con loro, sul tetto che scotta, anche alcuni esponenti dell’opposizione, come Nadia Spallitta, consigliere e capogruppo di Un’Altra Storia – ha dichiarato: “Il lavoro non può essere merce di scambio, né oggetto di clientele politiche, né strumento di ricatto sociale ed economico. E’ pertanto inaccettabile che dopo tre mesi dalla stipula di una convenzione che ha visto coinvolte l’Apas, l’Amia, il Comune e Palermo Ambiente, l’Amministrazione rimanga inadempiente e non paghi ai lavoratori i tre mesi di raccolta differenziata che hanno portato avanti.L’inadempienza, dell’Amministrazione e dell’AMIA di traduce in una rinnovata disperazione per circa 80 nuclei familiari che da sempre vivono di questa attività e che si trovano, ancora una volta, senza possibilità di sostentamento per sé e per le proprie famiglie. Le soluzioni non possono essere più temporanee o precarie e una volta per tutte l’Amministrazione deve dare una risposta stabile evitando nuove forme di precariato. Né è pensabile che, scaduta questa convenzione trimestrale, possano farsi avanti altre possibili cooperative, perché il Consiglio solo all’APAS – per la sua storia e la sua tradizione – ha riconosciuto questa competenza. Ci attiveremo, pertanto, per la salvaguardia di una raccolta tradizionale che oggi, di fronte all’inefficienza del servizio pubblico, si rivela una risorsa importantissima sotto ogni aspetto e che la città non può permettersi di perdere”.
Dura la vita del presidente dell’Amia Gaetano Lo Cicero, al quale ormai non rimane altro che fare “l’acchianata” di Monte Pellegrino e chiedere alla “Santuzza” di fare un miracolo.
Lo Cicero, presidente dell’ex municipalizzata, ha cercato di rimpinguire le casse aziendali cercando di vendere, tramite bando pubblico, 181 mezzi in disuso, tra vecchi autocompattatori, minibus elettrici, scooter, autocarri e pale meccaniche. Questo bando, chiuso la settimana scorsa, ha però portato scarsi risultati. Sono, infatti, appena 250 mila gli euro recuperati da questa manovra.
Rimangono invenduti 125 mezzi tra venti minibus elettrici, otto seicento anch’esse elettriche, autocompattatori, spazzatrici meccaniche particolari e, udite udite, scooter per la raccolta degli “escrementi canini”. L’obiettivo di tale vendita all’asta, oltre quello ovvio di fare entrare soldi nelle casse aziendali, era anche quello di ridurre i costi fissi dati anche da bolli e assicurazioni per questi mezzi inutilizzati e posteggiati nei depositi. Tra vendite e svendite, nel frattempo continua la protesta dei lavoratori Apas (cooperativa dei cenciaioli storici cittadini), che oggi sono saliti sul tetto di Palazzo delle Aquile per chiedere di essere pagati per i servizi resi all’Amia.
Con loro, sul tetto che scotta, anche alcuni esponenti dell’opposizione, come Nadia Spallitta, consigliere e capogruppo di Un’Altra Storia – ha dichiarato: “Il lavoro non può essere merce di scambio, né oggetto di clientele politiche, né strumento di ricatto sociale ed economico. E’ pertanto inaccettabile che dopo tre mesi dalla stipula di una convenzione che ha visto coinvolte l’Apas, l’Amia, il Comune e Palermo Ambiente, l’Amministrazione rimanga inadempiente e non paghi ai lavoratori i tre mesi di raccolta differenziata che hanno portato avanti.L’inadempienza, dell’Amministrazione e dell’AMIA di traduce in una rinnovata disperazione per circa 80 nuclei familiari che da sempre vivono di questa attività e che si trovano, ancora una volta, senza possibilità di sostentamento per sé e per le proprie famiglie. Le soluzioni non possono essere più temporanee o precarie e una volta per tutte l’Amministrazione deve dare una risposta stabile evitando nuove forme di precariato. Né è pensabile che, scaduta questa convenzione trimestrale, possano farsi avanti altre possibili cooperative, perché il Consiglio solo all’APAS – per la sua storia e la sua tradizione – ha riconosciuto questa competenza. Ci attiveremo, pertanto, per la salvaguardia di una raccolta tradizionale che oggi, di fronte all’inefficienza del servizio pubblico, si rivela una risorsa importantissima sotto ogni aspetto e che la città non può permettersi di perdere”.
Dura la vita del presidente dell’Amia Gaetano Lo Cicero, al quale ormai non rimane altro che fare “l’acchianata” di Monte Pellegrino e chiedere alla “Santuzza” di fare un miracolo.