Amia nel caos, commissariata dal tribunale, ad un passo dal fallimento e i consiglieri comunali quasi all’oscuro di tutto. Ieri Nadia Spallitta e Maurizio Pellegrino (l’unico, assieme ad Antonella Monastra, ad aver votato contro la proposta di ricapitalizzazione dell’azienda avanzata da Cammarata), hanno chiesto la convocazione urgente del consiglio: «La situazione dell’Amia – hanno scritto in una nota il consigliere del Pd e di Un’Altra Storia – necessita di un momento di confronto politico in aula, alla luce della c o m p l e s s i t à e de l i c a t e z z a dell’intera vicenda che vede questa società pubblica sottoposta, per la sua insolvenza, ad amministrazione straordinaria >>.
E proseguono: «Si acquisiscano tutti gli atti e si sentano l’assessore competente e il direttore generale, Lo Cicero. Riteniamo che anche il Consiglio debba attivare tutte le procedure di sua competenza perché si accertino le responsabilità e i comportamenti irregolari che hanno portato alla drastica misura dell’amministrazione straordinaria di questa azienda ». Una seduta del consiglio richiesta in precedenza anche da Antonella Monastra per l’allarme percolato a Bellolampo subito dopo il blitz della Procura antimafia lo scorso venerdì. Intanto i tre commissari nominati dal tribunale sono già all’opera. Paolo Lupo, Giuseppe Romano e Salvatore Sorbello dov r a n n o a n a l i z z a r e i co n t i dell’azienda e studiare l’eventuale possibilità di recupero economico della società. Una impresa da compiere in 30 o, al massimo, 60 giorni. Alla fine dovranno presentare una relazione al Ministero dello Sviluppo economico e al Tribunale fallimentare. Le opzioni sono due: rilancio attraverso la cessione di complessi aziendali e un programma di risanamento non superiore a due anni; oppure, se i commissari non dovessero giudicare raggiungibile gli obiettivi, il tribunale fallimentare potrà autorizzare l’amministrazione straordinaria per un massimo di due anni. Di certo adesso l’Amia non è più di proprietà del comune di Palermo. E i dipendenti sono preoccupati. Così come i cittadini palermitani che attendono gli esiti del blitz della Procura a Bellolampo. Il percolato è penetrato nelle falde acquifere? E se sì, chi deve pagare? Per il momento sono dei le persone iscritte nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato sono gestione non autorizzata di rifiuti speciali, traffico di rifiuti e disastro colposo. All’orizzonte, insomma, potrebbe esserci il rischio di una catastrofe ambientale. Con risvolti imprevedibili e precise responsabilità da parte dell’amministrazione comunale.