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venerdì, 22 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

APPELLO PER IL 32° ANNIVERSARIO DELL’ASSASSASSINIO MAFIOSO DI MIO FRATELLO PEPPINO IMPASTATO

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Peppino Impastato
Anche quest’anno il 9 maggio a Cinisi rappresenterà una fondamentale occasione per scambiarci dati, informazioni, forze, passioni, per fermarci e riflettere, per raccogliere la nostra memoria e assumerci l’impegno di continuare la lotta per la giustizia sociale nel nostro paese e nel mondo.
 
Occorrerà concentrare le energie e continuare il cammino, partendo dalla memoria di chi come Peppino ha saputo lottare senza remore, senza compromessi, pensando solo al bene della collettività.
Valori e ideali, i nostri, che vengono giornalmente calpestati: è stato pericolosamente abbattuto un limite per la conservazione della democrazia, che è quello della legalizzazione dell’illegalità, della legittimazione legislativa dei peggiori crimini sociali (sfruttamento, ladrocinio, riciclaggio illecito dei rifiuti tossici, devastazione ambientale) per difendere i privilegi della classe dominante.
Non dobbiamo isolarci, sfilacciare o disperdere le nostre energie ma trovare punti di comune accordo, questioni fondanti per le quali è necessario impegnarsi tutti a fondo, evitando rotture e discussioni infertili che scaturiscono dalla cura di interessi personali e dall’incapacità di confronto.
La presenza di tutte le realtà impegnate nel sociale il 9 maggio a Cinisi sarà decisiva per continuare il nostro percorso comune e, quindi, invito a partecipare chi non ha ancora vissuto questa esperienza in ricordo di Peppino, così come invito a ritornare coloro che ci hanno già incoraggiato negli anni precedenti con la loro presenza e il loro entusiasmo.
Quest’anno assaporeremo il gusto di una importante vittoria restituendo alla collettività la famosa casa dei ‘’cento passi’’, una volta proprietà del grande capo”Tano Seduto’’ Gaetano Badalamenti e oggi finalmente confiscata. Con ogni probabilità questo bene verrà assegnato all’ Associazione “casa memoria Impastato” e diventerà per noi il punto di partenza e il nodo nevralgico per la strutturazione di un nuovo percorso di lotta, un’occasione in più per sottrarre terreno alla cultura mafiosa e al potere della criminalità organizzata e della politica collusa. Coloreremo l’impegno sociale con i toni forti della gioia e dell’allegria, proprio come faceva Peppino nei momenti più felici della sua vita, sostituendo i toni spenti della rassegnazione e della paura. La riappropriazione della casa di Badalamenti è una grande conquista sociale: nessuno 32 anni fa avrebbe mai immaginato potesse accadere una cosa del genere, nonostante noi lo sognassimo e nutrissimo questa speranza come un desiderio segreto.
Aprire la casa del boss, che è stato condannato all’ergastolo per l’assassinio di mio fratello Peppino, sarà un evento storico, una dimostrazione di come, con tutti i sacrifici del caso e nonostante l’assenza e i boicottaggi istituzionali, si possano ottenere risultati nella lotta alla mafia, riconquistare anche spazi di libertà nella difesa della democrazia, compiere piccoli passi che siano incoraggianti per continuare, con le idee e il coraggio di Peppino, verso la meta di un altro futuro possibile.
E’ necessario superare le proprie frustrazioni, le proprie paure, le proprie insicurezze, scendere dal piedistallo dell’autoreferenzialità e ascoltare la gente, aiutarla a riappropriarsi dei bisogni reali, quelli legati ai diritti fondamentali, ragionare con onestà e voglia di fare su tematiche come la povertà, la precarietà e la disoccupazione, l’accoglienza dei migranti e l’integrazione, la riconquista pubblica del territorio, dei beni e dei servizi. E’ necessario dialogare con le nuove generazioni, restituire loro la speranza, provocarle, dimostrare come stiano rubando loro la libertà e l’autodeterminazione. È importante suscitare in loro la riflessione sul vero concetto di legalità e su un’idea nobile della politica non limitata alle sole campagne elettorali e alla raccolta dei voti come punti premio per l’immunità. In questo senso vogliamo promuovere una concezione alta dell’impegno pubblico che non si riduca alla prassi miope e opaca delle manovre subdole, agli inciuci, ai compromessi ai quali si ha la spregiudicatezza di non attribuire più nemmeno la giustificazione della ragion di stato. La politica deve invece essere sociale e partecipata, avere un confronto dialettico con i movimenti, partire dalla diffusione della consapevolezza e dalla possibilità di azione autogestita. La politica dei movimenti allo stesso tempo deve saper essere non solo oppositiva, ma propositiva, con la costruzione e la messa in pratica di modelli alternativi (soprattutto economici) che con la loro efficacia conquistino il consenso della gente e sappiano sostituirsi a quelli imposti dall’alto.
Gli stessi principi valgono anche per l’impegno antimafia. Da tempo denuncio che anche fra coloro che promuovono la cultura della legalità sopravvive una certo timore nell’ opporsi ad un potere politico che oggi più che mai si sovrappone agli interessi della criminalità organizzata con una coincidenza di nomi, volti, fatti, strategie. Combattere la mafia oggi vuol dire opporsi al sistema, evitare di concedere attenuanti o coperture ai vergognosi sotterfugi che infangano la nostra Italia, cambiare dalle fondamenta lo stato di cose attuale e non tapparne i buchi.
Combattere la mafia oggi vuol dire disobbedire alle leggi che calpestano i diritti umani e la civiltà, scegliere in alcuni casi l”illegalità” pur di non sostenere la finta legalità degli illeciti. In fondo è lo stesso potere a volere questo paradosso. Del resto, è quello che è sempre accaduto nelle pagine più oscure della storia mondiale quando il sistema legale ha giustificato genocidi, stragi, dominazioni.
Sulla stessa riga oggi non sentiamo altro che parlare di leggi, decreti, norme, provvedimenti economici emanati ciecamente e senza considerare gli effetti sociali, ma solo per salvaguardare gli interessi di una classe imprenditoriale incapace che deve la sua sopravvivenza agli incentivi statali,
o delle banche che nell’attuale sistema sono il perno attorno a cui ruota un’economia sempre più lontana dai bisogni reali della popolazione mondiale. E nello scarto prodotto da questa macchina micidiale si collocano milioni di persone, le loro vite, il loro lavoro (solo in Italia si contano due milioni di disoccupati, 20 milioni in tutta Europa, che hanno persino rinunciato alla ricerca di un impiego). Se si guarda ai vertici politici del nostro paese il quadro si fa ancora più fosco: ci “vantiamo” di avere un Presidente del Consiglio con un patrimonio familiare valutato intorno ai 10 miliardi di euro. Un uomo che si è fatto imprenditore con il denaro della mafia e politico con le connivenze criminali.
Da una analisi della situazione socio-politica italiana verrebbe quasi da gettare la spugna!
Non mancano segnali positivi, che sono emersi dalle grandi mobilitazioni di piazza alle quale ci siamo sentiti in dovere di partecipare, come le manifestazioni finalizzate alla difesa del diritto di espressione e di libera stampa, dei diritti delle donne e dei migranti.
Un’importante occasione in cui la parte migliore d’Italia ha fatto sentire la sua presenza e la sua pressione si è presentata il 26 settembre a Ponteranica quando circa diecimila persone hanno risposto con un lungo corteo alla vergognosa decisione con la quale il sindaco leghista aveva tentato di delegittimare la figura di Peppino cancellando il suo nome dalla Biblioteca comunale, adducendo deliranti motivazioni di carattere “regionalistico”.
Il vero motivo di questo atto odioso sta invece nell’ accurato revisionismo storico che vorrebbe trascinare nell’oblio intere pagine di storia recente, come la resistenza partigiana e gli orrori della dominazione nazifascista.
L’equazione che abbiamo più volte sottolineato nei documenti del forum sociale antimafia tra resistenza alla barbarie mafiosa e resistenza Partigiana antifascista evidentemente fa molta paura!
Il partito della Lega, che costituisce una delle più pericolose manifestazioni della deriva sociale e politica italiana, utilizza impunemente forme brutali di violenza istituzionalizzata e col pretesto della pubblica sicurezza reprime qualsiasi tipo di protesta civile e democratica. Questo allo scopo di proteggere e di coprire con una coltre di fumo gli sporchi affari condotti dalla classe dirigente politico-mafiosa. Tutto questo fa il paio con la presenza violenta della criminalità organizzata e garantisce a Nord come a Sud il controllo totale del territorio con il clientelismo, il terrorismo e l’intimidazione.
Il clima ormai è caldo, le idee e il coraggio non mancano, il lavoro è stato iniziato! Adesso bisogna coalizzarsi e partire: “scarpe rotte eppur bisogna andar”.
Il” forum sociale antimafia Felicia e Peppino Impastato” , formato da tutte le realtà antagoniste attive in Sicilia e in Italia, si riunisce a Cinisi con cadenza settimanale per preparare il manifesto politico per gli incontri di Maggio: con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo!
IL MIO APPELLO VA ALLA LIBERA INFORMAZIONE, a quella che rimane, che si è sottratta al controllo del potere che trasforma il nostro in uno stato per nulla democratico: sosteneteci, fate sì che la gente possa conoscere, capire e che possa svegliarsi dall’immobilismo.
Il MIO APPELLO VA AI MOVIMENTI e ai suoi componenti, a quelli che hanno resistito ai numerosi tentativi di disgregazione seguiti alla grande mobilitazione del forum sociale mondiale che aveva non poco spaventato i nostri dominatori.
IL MIO APPELLO VA AI SINGOLI CITTADINI, invito tutti loro a guardarsi dentro e liberarsi dalla morsa della manipolazione televisiva.
IL MIO APPELLO VA A QUEI POCHI APPARATI ISTITUZIONALI ED ENTI che hanno il coraggio e la determinazione di andare contro corrente perché ancora credono nella loro natura democratica.

Giovanni Impastato




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