La delibera approvata dal gruppo Mov139 in Consiglio comunale che dà il via libera alla creazione di strutture commerciali o industriali in via Trabucco non solo, a mio avviso, è illegittima per vizi procedurali e contraddittoria nei suoi contenuti, ma soprattutto è anacronistica, attuativa di un Piano regolatore redatto nel 1994 e adottato nel 1997, le cui scelte oggi sono state ampiamente superate dal momento che la città è disseminata di centro commerciali e di numerose strutture con questa destinazione. Il provvedimento, già presentato da Cammarata nel 2011, non risponde neanche a una richiesta e a esigenze della cittadinanza, perché l’intero consiglio della sesta circoscrizione, rappresentativo di quasi 100 mila abitanti e dei loro legittimi interessi, ha votato per ben due volte all’unanimità contro questo provvedimento non voluto dalla collettività, che invece ha chiesto di realizzare aree di verde. Il Piano particolareggiato destina con una variante urbanistica 43 mila metri quadrati a zona D2, esclusivamente commerciale e industriale, senza tenere conto tuttavia che negli anni la stessa area è stata intensamente edificata. Circostanza che rende illogico un Piano particolareggiato, con assunzioni di investimenti notevoli e che di fatto si risolve nella possibilità di utilizzare solo alcuni dei lotti previsti. Dubito che si possano classificare D2 aree che abbiano in atto una funzione residenziale. Altra questione riguarda poi la circostanza che la maggior parte delle abitazioni non siano state ad oggi autorizzate, pur avendo i loro proprietari presentato istanza di sanatoria (in alcuni casi anche da decenni).
Nel merito ritengo inspiegabile che l’Amministrazione sia a conoscenza da anni dell’esistenza di immobili classificati come abusivi e non abbia ritenuto ad oggi – neanche in sede di redazione di un piano esecutivo – di prendere i doverosi provvedimenti di sanatoria (in presenza delle relative istanze e dei requisiti) o di demolizione e confisca. La delibera, inverosimilmente, si limita a prendere atto del fatto che esistano circa 20 costruzioni non autorizzate di cui almeno la metà sprovviste di elementi documentali e identificativi. Con riferimento alle costruzioni esistenti sprovviste di concessione, con uso commerciale, presenterò un’interrogazione al Suap per capire se le attività siano state autorizzate e come sia stato possibile in mancanza di concessione edilizia. Per non dire poi della oggettiva incompatibilità tra uso residenziale (che presuppone per esempio parchi per i bambini, scuole, centri di quartiere che per la fattispecie mancano) e uso industriale dello stesso territorio, con una promiscuità che viola lo il stesso principio inderogabile delle zonizzazioni. Variano infatti, da zona a zona, gli standard urbanistici. Così come, ad esempio, per le zone D2, sono consentite soglie elevate di emissioni di suoni e gas, vietate invece per le aree residenziali. Si tratta di disposizioni oggettivamente inconciliabili e che potrebbero mettere a rischio la salute degli abitanti.
A ciò si aggiunga la singolarità di un piano particolareggiato D2 i cui lotti sono sottodimensionati (di 400, 600 e 1.000 metri quadrati) quando invece le norme di attuazione che impongono misure standard di 3 mila metri quadrati ciascuno (estensione minima necessaria per garantire all’interno di ogni lotto i servizi, dai parcheggi, al verde, agli impianti e alle strade). Questa scelta, assolutamente illogica, non risponde certamente alla funzione produttiva delle aree D2. Un’altra singolarità riguarda l’investimento milionario (oltre 3 milioni di euro di denaro pubblico) per urbanizzazioni primarie parametrate all’intera area, quando allo stato attuale solo un parte potrà essere destinata ad attività produttive (a causa della presenza di abitazioni private). Dunque con un sovraddimensionamento dei servizi effettivamente necessari e un aggravio dei costi di espropriazione (circa 2 milioni). Sulla questione chiederò un parere alla Corte dei conti.
Infine il Piano particolareggiato, a mio avviso illegittimamente, non è corredato dei pareri VAS-VIA e conseguentemente del rapporto ambientale, rivolto alla verifica dell’impatto e della compatibilità ambientale degli interventi. Verifica che per legge deve essere preliminare e che allo stato attuale manca. Ho inviato una richiesta di parere sulla vicenda al segretario generale e la trasmetterò anche all’assessorato regionale per cercare di capire, al di là della mia valutazione politica negativa, se l’iter e i contenuti adottati siano effettivamente corretti.