Il Canto di Natale (A Christmas Carol) di Charles Dickens
Pubblichiamo alcuni frammenti de
la Storia di Natale una
delle opere più famose e popolari
di Charles Dickens scritta
nel 1843, che venne letta
alla radio per la prima volta
il 25 dicembre del 1939 (CBS radio).
…Oh, ma che stretta avevano le dita di quel benedetto Scrooge! Come afferravano, spremevano, torcevano, scuoiavano e artigliavano, le mani del vecchio avaro! Aspro e tagliente come una pietra focaia,dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla: chiuso, sigillato, solitario come un’ostrica. Il freddo che aveva dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli rendeva rossi gli occhi e d’un cupo color turchino le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva raspa. Sul capo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli biancheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suo studio ne’ giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale. Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L’estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c’era vento più aspro di lui, non c’era neve che cadesse più fitta, non c’era pioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L’acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da più di lui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scrooge no, mai….
…"Sfido io a non esserlo – ribattè
Scrooge – quando s’ha da vivere in un mondaccio di matti com’è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto "allegro Natale" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore>>…
…Erano un bambino e una bambina. Gialli, scarni, cenciosi, selvaggi; ma prostrati anche nella umiltà loro. Dove la grazia della gioventù avrebbe dovuto fiorir rigogliosa sulle loro guance, una mano secca e grinzosa, come quella del tempo, gli avea corrosi, torti, tagliuzzati. Dove gli angeli doveano sedere in trono, nascondevansi i demoni e balenavano minacciosi. Nessun mutamento, nessuna degradazione, nessun pervertimento del genere umano, in qualsivoglia grado, in tutti i misteri della meravigliosa creazione, ha mai partorito mostri così orrendi. Scrooge indietreggiò, atterrito. Tentò di dire allo Spirito del Natale, il quale glieli additava, che quelli erano due bambini; ma le parole gli fecero groppo, anzi che partecipare alla enorme menzogna.
– Spirito! son figli tuoi? – potette appena domandare Scrooge.
– Sono figli dell’Uomo – rispose lo Spirito del Natale chinando gli occhi a guardarli. – E a me s’attaccano, accusando i padri loro. Questo bambino è l’Ignoranza. Questa bambina è la Miseria. Guardati da tutti e due, da tutta la loro discendenza, ma soprattutto guardati da questo bambino, perché sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazione",se la parola non è presto cancellata"…