di Roberto Puglisi, tratto da I Love Sicilia
Sonia Alfano, l’otto gennaio del 1993, suo padre Beppe, cronista bravo e coraggioso, fu assassinato a colpi di pistola.
“Ero a casa. Avevo 21 anni. Lui era uscito per andare a prendere mia madre alla stazione. Non l’ho rivisto mai più. Intorno alle dieci e mezza di sera, ho sentito la macchina, il portone si è aperto. Ho incontrato mia madre”.
E suo padre?
“Era ripartito a razzo. Cominciarono a suonare le sirene. Arrivò una telefonata del suo giornale, “La Sicilia”. Mentre un collega cercava di spiegarmi cosa era successo con delicatezza, una voce in sottofondo disse: ‘Hanno ammazzato Beppe Alfano’”.
Lui lo sapeva?
“Sì, mio padre mi aveva preparata già a novembre: ‘Entro il 20 gennaio mi ammazzeranno’. Come sempre ebbe ragione”.
Perché quella sera risalì in macchina?
“Posso dare una mia interpretazione. Vicino casa mia si nascondeva il latitante Santapaola. Probabilmente, lui vide qualcosa o qualcuno”.
Poi c’è la questione della loggia coperta.
“Una loggia di rito scozzese, segretissima, ancora nei paraggi. E’ saltato fuori dagli appunti del suo computer. Papà era curioso”.
Quella sera andò incontro alla morte.
“Forse accelerò un destino comunque segnato”.
Cosa ha stabilito fin qui la storia giudiziaria del delitto Alfano.
“In cella ci sono il mandante mafioso e il killer. Mancano gli altri, purtroppo”.
Gli altri?
“La fine di Beppe Alfano va ricercata a vasto raggio nelle sue inchieste. Magari una fu la causa scatenante. Però molti trassero vantaggio dalla sua esecuzione”.
Enumeriamo le inchieste.
“I latitanti, il traffico d’armi e di uranio, le truffe all’Unione Europea, il piano regolatore di Barcellona, l’assistenza ai disabili. Per citarne alcune”.
Che tipo era l’intransigente giornalista Alfano in famiglia?
“Pure intransigente. Stava attento alle frequentazioni mie e di mio fratello, era preoccupato e vigile”.
Quanti amici sono spuntati dopo la sua morte, per un “martire giornalista” che non aveva nemmeno il tesserino dell’ordine?
“Tantissimi. Ci fai l’abitudine. Quelli veri erano e sono pochi. Rammento Piero Campagna, il fratello di Graziella, la ragazza massacrata per avere trovato in lavanderia gli appunti di un boss”.
Beppe Alfano, uomo duro. Ricorda un gesto di tenerezza?
“Tanti. Ricordo quando entrò in camera mia per consolarmi di una cottarella finita male. Ricordo che una sera l’aspettai fino tardi, perché avevo paura. Infine, rientrò. Io mi precipitai a letto per non turbarlo. Lui si avvicinò. Disse: ‘Lo so che sei sveglia, devi stare tranquilla’. Mi diede il bacio della buonanotte. Io quel bacio non l’ho più dimenticato”.
tratto da L’agenda dell’antimafia
8 gennaio 1993. A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) viene ucciso il corrispondente del quotidiano "La Sicilia" Beppe Alfano. Aveva dedicato vari servizi alle attività della mafia della zona e ultimamente aveva denunziato le speculazioni dell’Aias di Milazzo a danno degli handicappati. E’ stato condannato come mandante il capomafia Giuseppe Gullotti, condannato nel 2005 Antonino Merlino come esecutore. I familiari di Alfano hanno chiesto che si faccia piena luce suelle responsabilità del delitto anche a livello politico.