Il Comune sull´orlo del dissesto. Forse più che sull’orlo, anzi, con un piede sulla fossa. E avranno molto da arrovellarsi in questi giorni, tra gli altri, Sebastiano Drago, presidente della commissione Bilancio di Sala delle Lapidi, l´assessore al Bilancio Sebastiano Bavetta e il ragioniere generale del Municipio Boruslav Basile, che con una nota formale, un atto obbligato previsto dalla legge, indirizzata ai Revisori dei Conti, al Direttore Generale, al Sindaco, al Presidente del Consiglio comunale, informa che il bilancio 2009/2011 è in “squilibrio”.
Si legge: “Si impone l’adozione da parte del Consiglio comunale, entro trenta giorni dal ricevimento della segnalazione, (ndr. quindi entro il 7 Novembre) anche su proposta della Giunta, di tutte le misure ritenute necessarie a ripristinare il pareggio. Si segnala che nelle more dell’individuazione delle dette misure da parte delI’Amministrazione comunale, lo scrivente dovrà rilasciare il visto di copertura finanziaria con esclusivo riferimento alle iniziative di spesa strettamente necessarie ad evitare che siano arrecati danni patrimoniali certi e gravi all’ente”. Che tradotto significa che, visto che la sentenza del Tar ha bocciato l´aumento del 75 per cento della Tarsu varato dalla giunta Cammarata nel 2006, i conti del Comune non sono solo in rosso, ma lampeggiano come allarmi.
Così niente più adeguamento del contratto di servizio di Amia, di cui quindi ancora non si conosce il destino, e niente più tutte quelle spese di bilancio che erano in dirittura d’arrivo. Oltrettutto la legge fa divieto di coprire buchi strutturali di bilancio con fondi destinati agli investimenti, si dovrà tagliare, dunque, su altro per recuperare e tappare il buco, che più che un buco sembra una voraggine, dato che si parla di 40 milioni di euro solo per il 2009, da sommare poi agli altri 150 “maturati” dal 2006 al 2008. E mentre il sindaco latita, Giulio Tantillo capogruppo di Forza Italia, si dice che proporrà al Consiglio comunale, di approvare subito un nuovo aumento della Tarsu, ma ridotto rispetto al passato.
«Il resto dei fondi li prendiamo dall´Irpef», dice Tantillo. Unanime invece il coro dell’opposizione: il dictat, intanto, è quello di mandare via Cammarata. Per il capogruppo del Pd Davide Faraone: “Ci troviamo di fronte ad una situazione disastrosa e senza precedenti che può condurre, concretamente, il Comune alla dichiarazione di dissesto finanziario. Si rischia, pertanto, il blocco anche dei servizi essenziali. Per cui, è urgente eseguire una correzione di bilancio per correre ai ripari. È una prerogativa del Consiglio Comunale trovare la soluzione all’enorme danno fatto dal Sindaco alla città. Che a questo punto deve fare una cosa sola: andarsene subito”.
“Voglio ricordare la gravità democratica e politica delle conseguenze che porta con sé una eventuale dichiarazione di dissesto finanziario di un Comune – prosegue Nadia Spallitta, consigliere e capogruppo di Un’Altra Storia – infatti la mancata adozione di un provvedimento di riequilibrio del bilancio, entro 30 giorni dalla formale segnalazione dello squilibrio, può determinare lo scioglimento del Consiglio Comunale, che potrebbe rimanere sciolto per i prossimi tre anni. Una iattura per la città”. Seguita da Antonella Monastra: “La gravità della situazione finanziaria del Comune di Palermo l’ha determinata la mala gestione di Cammarata per questo è indispensabile che qualunque possibile ragionamento si voglia sviluppare in Consiglio per evitare il dissesto formale, debba necessariamente partire, e passare, dalle dimissioni del Sindaco”.
Al coro del “dimettiti Cammarata” si aggiunge poi anche Mimmo Russo capogruppo dell’Mpa che dichiara: “Facciano dimettere, prima, Cammarata. E poi siamo disponibili ad espedire tutte le iniziative e tutti i tentativi possibili per vedere , con grande senso di responsabilità, di limitare i danni alla nostra comunità cittadina. Non si può discutere di quale terapia seguire per salvare il Comune di Palermo, se prima non si rimuove la malattia: Cammarata e la sua allegra brigata, che hanno devastato le casse comunali”. Questo lo stato dell’arte di una città in agonia che aspetta rassegnata la prossima puntata di questa fiction dai troppo prevedibili colpi di scena che è Palermo.
Così niente più adeguamento del contratto di servizio di Amia, di cui quindi ancora non si conosce il destino, e niente più tutte quelle spese di bilancio che erano in dirittura d’arrivo. Oltrettutto la legge fa divieto di coprire buchi strutturali di bilancio con fondi destinati agli investimenti, si dovrà tagliare, dunque, su altro per recuperare e tappare il buco, che più che un buco sembra una voraggine, dato che si parla di 40 milioni di euro solo per il 2009, da sommare poi agli altri 150 “maturati” dal 2006 al 2008. E mentre il sindaco latita, Giulio Tantillo capogruppo di Forza Italia, si dice che proporrà al Consiglio comunale, di approvare subito un nuovo aumento della Tarsu, ma ridotto rispetto al passato.
«Il resto dei fondi li prendiamo dall´Irpef», dice Tantillo. Unanime invece il coro dell’opposizione: il dictat, intanto, è quello di mandare via Cammarata. Per il capogruppo del Pd Davide Faraone: “Ci troviamo di fronte ad una situazione disastrosa e senza precedenti che può condurre, concretamente, il Comune alla dichiarazione di dissesto finanziario. Si rischia, pertanto, il blocco anche dei servizi essenziali. Per cui, è urgente eseguire una correzione di bilancio per correre ai ripari. È una prerogativa del Consiglio Comunale trovare la soluzione all’enorme danno fatto dal Sindaco alla città. Che a questo punto deve fare una cosa sola: andarsene subito”.
“Voglio ricordare la gravità democratica e politica delle conseguenze che porta con sé una eventuale dichiarazione di dissesto finanziario di un Comune – prosegue Nadia Spallitta, consigliere e capogruppo di Un’Altra Storia – infatti la mancata adozione di un provvedimento di riequilibrio del bilancio, entro 30 giorni dalla formale segnalazione dello squilibrio, può determinare lo scioglimento del Consiglio Comunale, che potrebbe rimanere sciolto per i prossimi tre anni. Una iattura per la città”. Seguita da Antonella Monastra: “La gravità della situazione finanziaria del Comune di Palermo l’ha determinata la mala gestione di Cammarata per questo è indispensabile che qualunque possibile ragionamento si voglia sviluppare in Consiglio per evitare il dissesto formale, debba necessariamente partire, e passare, dalle dimissioni del Sindaco”.
Al coro del “dimettiti Cammarata” si aggiunge poi anche Mimmo Russo capogruppo dell’Mpa che dichiara: “Facciano dimettere, prima, Cammarata. E poi siamo disponibili ad espedire tutte le iniziative e tutti i tentativi possibili per vedere , con grande senso di responsabilità, di limitare i danni alla nostra comunità cittadina. Non si può discutere di quale terapia seguire per salvare il Comune di Palermo, se prima non si rimuove la malattia: Cammarata e la sua allegra brigata, che hanno devastato le casse comunali”. Questo lo stato dell’arte di una città in agonia che aspetta rassegnata la prossima puntata di questa fiction dai troppo prevedibili colpi di scena che è Palermo.