L’on. Faraone ha contestato la mia posizione, poiché a suo dire non consentivo la trattazione delle delibere di urbanistica, con ciò agevolando – di fatto – percorsi poco trasparenti (?). Venivo, inoltre, colpevolizzata per aver coinvolto il forum delle Associazioni di tutela del territorio che erano a conoscenza di questa delibera e avevano con sorprendente tempestività inviato al presidente Campagna una nota scritta di non condivisione della soppressione dei comparti. In altre parole, ero colpevole di aver dato pubblicità ai lavori d’Aula e di aver coinvolto le Associazioni poste a tutela del nostro territorio. Intervenivo sulla questione, sottolineando che ero solita dare pubblicità ai lavori d’Aula e di commissione perché credo nella politica partecipata e nel diritto di accedere alle informazioni da parte di tutti, tant’è che ho istituito un apposito sito (www.nadiaspallitta.it) attraverso il quale cerco di fornire tutti gli strumenti per una corretta informazione del cittadino. Mi sembra paradossale, dunque, che questo mio modo di procedere – coinvolgimento di tutti i soggetti che possano essere interessati, pubblicizzazione degli atti e un’opposizione ferma a delibere che a mio avviso sono illegittime – possa essere tacciato di mancanza di trasparenza. E questo attacco mi sembra incomprensibile non solo per i contenuti ma anche per la fonte: in altre parole, il sostegno agli atti di questa giunta contro la mia opposizione viene in Aula dal capogruppo del Pd. Nelle mie repliche, sostenuta molto da alcuni consiglieri come Aurelio Scavone (Idv), Cesare Mattaliano (Idv) e dalla collega del mio gruppo Antonella Monastra, ho sottolineato che la mia opposizione alla delibera derivava dal fatto che la stessa era assolutamente sprovvista dei pareri preventivi. In particolare, pur trattandosi di una variante allo strumento urbanistico relativa all’area di Borgo Vecchio, non era stato chiesto e non era stato acquisito né il parere del Genio Civile né della Soprintendenza. La delibera, poi, consisteva di sole 2 pagine senza nessun elaborato tecnico allegato che consentisse di conoscere lo stato attuale dei luoghi, gli isolati e in generale gli immobili assoggettati alla disciplina del comparto; tra l’altro nel corpo dell’atto non venivano fornite indicazioni sugli effetti che dall’eliminazione dei comparti ne sarebbero derivati. Inoltre nella delibera non veniva data nessuna motivazione sulla necessità di modificare lo strumento urbanistico in modo così parziale e specifico senza una programmazione del territorio che salvaguardasse urbanizzazione e servizi. Ricordo, infatti, che i comparti edificatori -previsti dall’art. 11 della legge regionale 71/78 – sono uno strumento di programmazione organica che consentono l’edilizia residenziale pubblica con contestuale realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e quindi dei servizi. Questo tipo di pianificazione viene particolarmente usata per le aree più degradate e da recuperare come per l’appunto Borgo Vecchio. Nel mio intervento in Aula sollevavo anche dubbi sugli effetti rispetto al valore dei beni in presenza o in assenza di comparto edificatorio e sulla possibilità di eventuali speculazioni immobiliari. L’on. Faraone – dopo aver sottolineato la necessità di trattare e votare comunque gli atti e aver invitato a trasmettere gli stessi atti alla Procura della Repubblica – si allontanava dall’Aula, non dava nessun contributo alla trattazione dell’atto e non partecipava al voto. Inoltre il suo intervento era poco pertinente perché l’atto era stato prelevato ed era in trattazione. Il dibattito proseguiva con l’intervento del consigliere Scavone (Idv) che chiedeva chiarimenti all’assessore Milone anche in relazione alle osservazioni poste dal forum delle Associazioni, sottolineando che le stesse da tempo avevano affrontato la questione. Anche la collega Monastra interveniva evidenziando la singolarità di una delibera sprovvista degli allegati tecnici e di tutti i documenti idonei a comprenderne la portata e le ricadute sul territorio; documenti che da oltre un anno venivano sollecitati dal gruppo Un’Altra Storia e che inspiegabilmente non erano stati ancora prodotti. Nel mio intervento finale, chiedevo che l’atto venisse votato con appello nominale e considerata la delicatezza della materia invitavo all’inoltro della variante- una volta approvata- alla Procura della Repubblica. Prima del voto finale sull’atto, tuttavia, i consiglieri del Pd uscivano dall’aula e venuto meno il numero legale la seduta veniva chiusa senza l’adozione della delibera.