Continuano le convocazioni del Consiglio comunale con all’ordine del giorno il regolamento TARSU. Ancora una volta, nella seduta di ieri, non si è neanche aperto il dibattito sugli emendamenti, dal momento che non c’è accordo sull’approvazione di questo regolamento che così com’è strutturato è assolutamente illegittimo. Questa sera (giovedì 20 maggio) dalle ore 19.00 si continuerà con il dibattito.
<< Perché la TARSU venga regolamentata in modo legittimo, con incentivazione della raccolta differenziata>>
“La vicenda Tarsu, a mio avviso, necessita di alcuni chiarimenti per non suscitare false aspettative nei cittadini. Nel 1993 con il decreto legislativo 507, viene introdotta e disciplinata la Tarsu (tassa di smaltimento rifiuti solidi urbani). L’art. 61 della legge prevedeva che il gettito non fosse inferiore al 50% del costo di esercizio e non superasse la copertura del 100%. I costi dovevano essere desunti dai dati del conto consuntivo e comprovati da documenti ufficiali, detratte le entrate derivanti dal recupero e riciclo dei rifiuti. Il successivo art. 65 commisurava la tassa a quantità e qualità di rifiuti producibili in relazione al tipo di uso e rapportati alle superfici. Questo indice di produttività dei rifiuti doveva essere quindi ottenuto utilizzando i dati di produzione e di consumo rilevati sul territorio. Nel 1997 il Consiglio comunale si dota di un regolamento attuativo di questa legge senza tuttavia dare mai corso alla rilevazione dei dati necessari per calcolare l’indice di produttività e quindi per calcolare le tariffe. Con il decreto legislativo n. 22 del 1997 veniva poi introdotta la TIA destinata a sostituire la TARSU e finalizzata ad una gestione ecocompatibile ed economica dei rifiuti. In base alla TIA, doveva incentivarsi la raccolta differenziata tanto da attestarsi nel 2008 almeno al 45% e giungere al 65% nel 2012 e si divideva la tariffa in due parti: una parte fissa relativa alla copertura dei costi generali e una variabile relativa ai costi di gestione quali raccolta, trattamento, trasporto e smaltimento dei rifiuti. Le leggi successive prorogavano l’entrata in vigore della TIA. Nel 2006 con un provvedimento dichiarato per due volte illegittimo dal TAR, la giunta Cammarata dava corso ad una commistione di TARSU e TIA, aumentando le aliquote applicate fino ad allora in virtù del vecchio regolamento del 97 del 75% (già in precedenza nel 2002 vi era stato un incremento di queste aliquote). Questo provvedimento veniva impugnato ma, nelle more della decisione intervenuta alla fine del 2009, la giunta applicava le stesse aliquote aumentate con apposito atto anche per gli anni 2007 e 2008. Creando, dunque, una situazione di grave impasse per gli anni 2009 e 2010, dal momento che – anche se i ruoli generali 2007 e 2008 non erano stati impugnati – le singole cartelle relative agli anni 2007 e 2008 venivano annullate se impugnate davanti alla Commissione Tributaria, sulla scorta della decisione del TAR. Oggi viene presentato un nuovo regolamento che cerca di “sanare” le irregolarità del passato, senza tuttavia riuscirci completamente in quanto: da un alto le criticità che il TAR aveva rilevato per il ruolo 2006 rimangono sostanzialmente immutate anche per questo atto deliberativo – in particolare continuano a mancare i dati di rilevamento dei rifiuti producibili previsti dal DPR. 507 del 93 – per cui da questo punto di vista il coefficiente utilizzato per fare pagare la tassa ai cittadini è assolutamente arbitrario; dall’altro si introducono alcuni elementi della TIA e i coefficienti di legge previsti dal Decreto Ronchi, che tuttavia non operano in relazione alla quantità dei rifiuti prodotti e soprattutto avrebbero un senso se fosse attuata la gestione integrata dei rifiuti e se fosse stata realizzata una efficiente raccolta differenziata tale da ottimizzare i costi e consentire ai cittadini di usufruire delle agevolazioni previste. (ad esempio “la TIA presuppone la creazione di Isole Ecologiche nelle quali si possono pesare i rifiuti differenziati conferiti e poter fare corrispondenti sconti sulla TARSU in base alla riduzione e rispetto alla produzione media pro capite di rifiuti”). Di tutto questo ovviamente nel regolamento non c’è traccia.
Andando poi ai presunti costi che con il regolamento proposto dall’Amministrazione dovrebbero essere coperti, gli stessi ammontano a 118 milioni di euro, così composti:
94 milioni circa per attività AMIA
7 milioni circa per attività GESIP
5 milioni circa per attività AMIA ESSEMME spazzamento caditoie
4 milioni per PALERMO AMBIENTE
800 mila euro post mortem
2 milioni circa per personale comunale
2 milioni circa per spese generali (IVA, utenze ecc)
Orbene, nessuna di queste voci è certificata con adeguata documentazione allegata al regolamento , ed anzi alcune voci appaiono poco pertinenti; inoltre in un parere di congruità reso in relazione ai 94 milioni di AMIA in riferimento alla raccolta differenziata, vengono dichiarate congrue le somme di circa 22 milioni di euro, ma la congruità stessa è certificata a condizione che nel 2010 su superi la percentuale del 35% di raccolta differenziata, percentuale che ovviamente non è stata raggiunta ( dai dati informali forniti dagli uffici, la raccolta oggi si attesa a circa 6/7 %). Un’altra singolarità è l’aumento del costo che si registra nella raccolta dei rifiuti. Nel 2001 era di circa 66 milioni di euro, nel 2009 è quasi raddoppiato fino ad arrivare a 118 milioni. Mentre la TIA , che si è preteso di applicare in questi anni con le nuove tariffazioni, avrebbe dovuto portare all’abbattimento dei costi e allo sviluppo e alla incentivazione della differenziata (35% nel 2006- 45% nel 2009 – 65% nel 2012),si registra a Palermo – al diminuire dei servizi ed al mancato raggiungimento anche degli obiettivi minimi di raccolta differenziata previsti dalle norme vigenti – un aumento ingiustificato dei costi e quindi della TARSU. Da qui la necessità che l’intera materia, nell’interesse dei cittadini, venga rimeditata e che si rielabori una regolamentazione chiara e legittima che agevoli, incentivi e sviluppi la raccolta differenziata, con tutti gli strumenti che le norme vigenti consentono per il conseguimento delle percentuali minime e che si riconduca ad equità le tariffe rapportate a costi congrui e certificati. In mancanza di regole certe e legittime, la tariffa sarà affidata ad atti estemporanei e mirati della giunta (come è stato fino ad oggi) che sistematicamente verranno annullati dagli organi giudiziari, con ricadute dannose per l’intera collettività. Da qui la mia posizione che è assolutamente contraria ad ogni aumento della TARSU che ritengo illegittimo, contraria alla proposta di regolamento oggi in discussione, ma che tuttavia ritiene necessario ridisciplinare l’intera materia in tempi brevi in modo organico e sistematico.