Giuseppe Scuderi – architetto
Oggi, 3 febbraio 2009, finalmente, un muro, come a Berlino, è crollato anche a Palermo.
Solo che il muro è quello che da Piazza Indipendenza guardava cortile Criscione. La storia (la più recente) ve la racconto di seguito.
A voi ogni commento
Il Cortile Criscione, terra di nessuno ai margini del Centro Storico. Giuseppe Scuderi, 2002
E’ dal 1872 (come testimonia una lapide ancora in luogo), data dell’acquisto da parte del Comune della servitù altius non tollendi su l’area circoscritta tra i fabbricati Civilletti e Milo, sotto Piazza Indipendenza, che si attende una sorte per quest’area, anche nota come Cortile Criscione, .oggi solo una ripida rampa che collega Piazza Indipendenza con la Via Colonna Rotta e la bassura dei Danisinni, e che porta ad una “terra di nessuno”, di fatto una discarica “abusivamente legalizzata” solo molto sporadicamente oggetto delle attenzioni dell’AMIA (nessun intervento da almeno sei mesi). Siamo nel contesto dell’ex Cortile Cascino, oggi Via Imera, da un lato costeggiata dalla copertura del percorso ferroviario, da alcuni edifici incompiuti, dai campi di calcio “Papireto”, e conclusa dal vero e proprio “punto interrogativo urbanistico” che è la Via Giovanni Mosca, che doveva collegare le Piazze Peranni e Cappuccini; dall’altro lato incombono il rosa ed i cristalli, schermati dall’interno con giornali per il troppo sole, del nuovo edificio della Scuola Media Statale Bonfiglio. Essendo passati esattamente 130 anni dalle prime determinazioni municipali, e quindi potendo invocare le colpe di tutti i sindaci succedutisi, nessuno escluso, se proprio non deve “tollerarsi nulla di più”, potrebbe accettarsi un po’ più di pulizia, una nuova scalinata, qualche albero, o anche un provvisorio ma “organizzato” posteggio?
La storica servitus che non serve più a nessuno. Lucio Forte. Repubblica 20/11/2005
A piazza Indipendenza (Palermo) c’è come una gran finestra di pietra che s’apre nella fitta cortina edilizia che da Porta Nuova sale fino alla Rocca di Mezzomonreale. Ad alcuni dà l’impressione di non essere altro che uno degli squarci aperti nel tessuto urbano dalle bombe dell’ultima guerra. Ma la verità di fondo è ben diversa. Perché, invece di testimoniare dell’ umana barbarie, quel varco – ora malamente occultato da una lunghissima bancarella piena di paccottiglia cinese – è un esempio di civica sensibilità d’altri tempi. Testimonianza d’un patto di concordia non più attuale, decaduto come il latino che nei manuali di diritto privato lo individua con un ostico: “Servitus altius non tollendi”. Insomma, quella gran “finestra” non è altro che la stessa dalla quale per merito del nostro municipio poteva affacciarsi ogni palermitano del 1872, per ammirare uno dei panorami più belli della Città. Una distesa di coltivazioni verdi e ben curate che seguitavano a perdita d’occhio sulla depressione del Papireto e di Danisinni per fondersi infine con le montagne e il mare di Sferracavallo. Oltre la sella che la natura aveva aperto tra le colline ora sfregiate dall’abusivismo. Era successo infatti che il sindaco dell’epoca – l’illuminato Domenico Peranni di cui alla malandata omonima piazza – colpito dalla bellezza di quel panorama aveva stipulato un patto piuttosto oneroso con i coniugi proprietari del terreno edificabile sottostante. Per intenderci quello nel quale ora si apre un certo cortile Criscione che, come l’infame “Cascino” di mezzo secolo fa, tornerebbe a impressionare parecchio un redivivo Danilo Dolci. Ciò perché non resta traccia della magnifica vista che l’antico primo cittadino cercò di non far venire meno ai palermitani, offrendo appunto ai citati possidenti parecchio denaro al fine che si obbligassero a non sopraelevare, o quanto meno a non costruire abitazioni che superassero il livello della attuale spalletta del marciapiede che frana lentamente nel citato slargo sterrato. Centinaia di metri quadrati che quando non sono coperti dai rifiuti s’intasano delle automobili che poi ripartono verso il caos dell’incrocio di via colonna Rotta con Corso Alberto Amedeo. Succede così che chiunque voglia ora affacciarsi a quella finestra, oltre che della desolazione di un cortile circondato da ruderi nemmeno tanto bassi, e spogliati pure dei serramenti, può solo “godere” della vista del grigio tunnel coperto della linea ferroviaria per Trapani. Fiancheggiato – altrettanto a perdita d’occhio e fino al mare che non si vede più – dal tappeto di deformi palazzi accatastati alla rinfusa, e che la lontana mole del Teatro Massimo e la supermoderna gobba di cristallo della nuova Pretura non riescono più ad ingentilire.
Palermo. Il maltrattato centro storico. Giuseppe Scuderi. La Repubblica Palermo 28/4/2007 Il 6 agosto 2002 Cammarata, nella rubrica “Risponde il sindaco”, mi promise la «massima attenzione» sul Cortile Criscione, il noto vuoto tra piazza Indipendenza e via Colonna Rotta, proprietà del Comune dalla fine dell’Ottocento: attenzione manifestatasi episodicamente, con quale intervento superficiale di pulizia. Sono sì cominciati, da poco, i lavori «dell’emissario fognario», ma nel frattempo il marciapiede su piazza Indipendenza è sempre invaso da erbacce, il muro pericolante è transennato da un orrido gard rail, gli scheletri degli edifici abbandonati sono sempre lì e oggi o domani si allagasse ancora via Imera è pronta in un angolo anche una barca.
Giuseppe Scuderi, architetto, socio di Legambiente. Da sempre cittadino del centro storico, si occupa per lo più delle aree di proprietà pubblica (del comune, degli enti ecclesiastici, ecc) in dissesto, simbolo del disinteresse verso il "bene collettivo".