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venerdì, 22 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

L’agenda dell’antimafia a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino

9 maggio 1978

Sui binari della ferrovia Trapani-Palermo, nei pressi di Cinisi (Palermo), vengono trovati i resti del corpo di Giuseppe Impastato, dilaniato da un’esplosione. Proveniente da una famiglia mafiosa, giovanissimo aveva rotto con il padre e la parentela e avviato un’attività antimafia, impegnandosi in gruppi di Nuova Sinistra e conducendo campagne di denunzia e mobilitazione, assieme a un’intensa attività culturale, negli ultimi anni attraverso i microfoni di Radio Aut. Era candidato alle elezioni comunali in una lista di Democrazia proletaria.

In seguito alla diffusione di un volantino in cui Giuseppe indicava il capomafia Gaetano Badalamenti come “esperto in lupara e traffico di cocaina”, il padre Luigi aveva avuto un incontro con i mafiosi ed era andato negli Stati Uniti a cercare protezione per il figlio. Nel settembre del 1977 Luigi era morto in un incidente stradale. Forze dell’ordine e magistratura sostengono che Giuseppe Impastato si è suicidato compiendo un atto terroristico, I compagni di militanza, i familiari che rompono con la parentela mafiosa e il Centro siciliano di documentazione, successivamente intitolato a Impastato, sostengono che si tratta di un omicidio mafioso e stimolano la magistratura a fare giustizia, indicando Gaetano Badalamenti come mandante del delitto. L’inchiesta è stata chiusa e riaperta varie volte finché nel 2002 Badalamenti viene condannato all’ergastolo. Nel 2001 era stato condannato il vice di Badalamenti, Vito Palazzolo. Nel 2000 la Commissione parlamentare antimafia ha approvato una relazione in cui si afferma che rappresentanti delle istituzioni hanno depistato le indagini.



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