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sabato, 23 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

L’Amia nel mirino della Procura chiesto il fallimento dell’azienda

Un buco da 180 milioni di euro emerso dalle indagini portate avanti dalla Guardia di finanza. L’istanza è stata presentata ieri alla cancelleria del tribunale fallimentare.
 
 PALERMO – Dopo il Tar, ci si è messa anche la procura di Palermo a complicare i progetti del sindaco Diego Cammarata, che chiesto il fallimento dell’Amia, l’ex municipalizzata trasformata in spa di cui l’ente è proprietario al 100%. L’istanza è stata depositata ieri alla cancelleria del tribunale fallimentare ed è firmata dal pm Carlo Mazella e dal procuratore Francesco Messineo.

I magistrati hanno accertato che al 31 dicembre del 2008 l’azienda aveva debiti per 180 milioni di euro con banche, con il fisco e con decine di fornitori privati, debiti che in 10 mesi sono lievitati di molto. L’enorme buco dell’Amia è emerso dall’indagine della Guardia di finanza che avrebbe accertato due episodi di falso in bilancio commessi dagli ex vertici dell’Amia.
È la munnizza, insomma, la vera bestia nera dell’amministrazione comunale. Che siano i sacchetti della spazzatura in fila per tre col resto di due sulle strade cittadine, salotto del centro storico incluso, o la tassa per il suo smaltimento, di questi tempi dai rifiuti per il Comune arrivano sole brutte notizie. Pochi giorni fa, c’era stata la sentenza del Tar che ha annullato la delibera con la quale nel 2006 la Giunta municipale aveva aumentato del 75% la Tarsu. Una decisione illegittima, secondo il tribunale amministrativo, in primo luogo perché di competenza del Consiglio comunale.

La sentenza ha avuto un effetto deflagrante tanto da creare una voragine nei conti del Comune. Un buco da 150milioni di euro circa (50 mln solo per l’esercizio corrente), tanto quanto il gettito degli ultimi tre anni della tassa. Da qui la lettera del ragioniere generale Bohuslav Basile che ha allertato gli inquilini di Palazzo delle Aquile invitandoli ad adottare entro trenta giorni “le misure necessarie per ripristinare il pareggio del bilancio”. Il rischio, in caso contrario, è il dissesto finanziario del Comune. E non solo.
Per Nadia Spallitta la mancata adozione di un provvedimento di riequilibrio “può determinare, ai sensi dell’art. 193 del decreto legislativo n. 267/2000, lo scioglimento del Consiglio Comunale, che rimarrebbe sciolto per i prossimi tre anni”.
L’Mpa ha colto l’occasione per rinnovare la richiesta di dimissioni del sindaco.
“Solo a quel punto – dice il capogruppo autonomista Mimmo Russo – saremmo disponibili ad esperire tutte le iniziative e tutti i tentativi possibili per vedere di come limitare i danni”.




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