PALERMO – Un terremoto. I colpi inferti in rapida successione dalla giustizia hanno scosso le già fragili fondamenta di Palazzo delle Aquile.
Parole mirate a fugare le voci che danno il Comune in procinto di liberarsi della zavorra di via Nenni, per cedere ai privati la raccolta dei rifiuti. Se per il deputato nazionale Nino Lo Presti (Pdl) il fallimento dell’ex municipalizzata rappresenterebbe un “colpo dal quale i palermitani non si riprenderebbero facilmente”, l’istanza della Procura non trova sorpreso Leonardo D’Arrigo (Mpa): “Il rilevante indebitamento dell’Amia già nei mesi scorso imponeva la via obbligata del fallimento. E nonostante ciò il sindaco continuava ad annunciare impossibili piani di risanamento” .
Sulla poltrona del sindaco, intanto, pende la mozione di sfiducia presentata dal largo fronte dell’opposizione. “Un atto doveroso chiedere le dimissioni di Cammarata”, secondo Giovanni Greco (Pdl Sicilia). “Non chiederle – dice – significherebbe sottrarlo alle sue responsabilità, in quanto promotore delle nomine dei vertici Amia”.
Nadia Spallitta (Un’Altra Storia), al contrario, dubita che il sindaco presenterà le dimissioni “che potrebbero far luce su scenari altrettanto irregolari estesi un po’ a tutta la gestione politica e amministrativa della città”. Meglio quindi votare la mozione che produrrebbe “la decadenza del sindaco e lo scioglimento del Consiglio comunale, che oggi, tra l’altro, vive una palese impossibilità di funzionare a causa delle spaccature interne all’ex maggioranza”.
La mozione rappresenta “l’unica via d’uscita allo sfascio” anche per Davide Faraone (Pd): “Cammarata deve andarsene, questa è la condizione per votare l’equilibrio di bilancio e subito dopo far tornare i palermitani alle urne per dare finalmente alla città un sindaco degno di questo nome”.