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venerdì, 22 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Palermo – Emergenza aziende comunali, adesso è il turno della Gesip

Il sindaco Diego Cammarata: “Si scontano problemi gestionali legati ai costi del personale”. La richiesta della società è un aumento del contratto di servizio di 10 mln di €

PALERMO – Ex municipalizzata fa rima con emergenza. Se il sindaco ha annunciato che il 2010 sarà l’anno del riordino delle aziende partecipate, l’attualità parla ancora di uno stato di crisi che va ben oltre l’Amia. A preoccupare in questi giorni amministratori e dipendenti è soprattutto Gesip.

La richiesta della società guidata da Pippo Enea per evitare la messa in liquidazione e i licenziamenti è un aumento del contratto di servizio per 10 milioni di euro. Una somma lontana dalle disponibilità finanziaria del socio unico.
“La situazione – ha detto il sindaco Diego Cammarata in settimana – non è peggiore rispetto a quella dell’Amia  Più che i debiti, la società sconta problemi gestionali legati ai costi del personale. L’amministrazione comunale è pronta a risolvere i problemi societari già con il prossimo bilancio di previsione. Siamo comunque disponibili a vagliare altre ipotesi per risolvere tali problemi”.

Lo scorso mese di dicembre le proposte dell’opposizione si erano concretizzate in una proposta di delibera in variazione al bilancio di previsione 2009. Più che provvedimenti tampone e la decurtazione dei salari, Italia dei Valori e Un’Altra Storia avevano proposto la sospensione degli oneri riflessi (previdenziali e assistenziali) relativi al costo del personale, nonché l’eliminazione del pagamento dell’Iva, “non dovuta per quei servizi non aventi rilevanza economica quali sono quelli erogati da Amia e Gesip: servizi propri e obbligatori del Comune ed in merito ai quali il cittadino paga un’imposta forfettaria e non un corrispettivo”.

“È inspiegabile – ha detto Nadia Spallitta – come, nonostante il chiaro dettato della normativa europea e della legislazione nazionale, il Comune di Palermo da un lato per il passato non provveda con il recupero dell’Iva non dovuta, e dall’altro di fronte alle note criticità finanziarie di entrambe le società continui a versare – anche per i servizi esenti – decine di milioni di euro d’Iva che invece potrebbe destinare all’efficienza e al miglioramento delle attività e al pagamento degli stipendi dei lavoratori”.
Quindi, la sospensione per un anno del pagamento degli oneri riflessi, da rateizzare poi in cinque anni.
“Per Amia – ha spiegato Fabrizio Ferrandelli di Idv – ciò permetterebbe un risparmio del 40% sul costo del lavoro. Per Gesip si potrebbe applicare lo stesso principio, con in più l’utilizzo delle economie di gestione, circa 4 milioni di euro, ricavati da mutui già estinti”.
 




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