Quando nel 1817 il tedesco Karl Drais creò la sua prima “macchina da corsa”, un velocipede in legno su due ruote, che si spingeva in avanti facendo pressione sui piedi, probabilmente non immaginava l’importanza della sua invenzione che nel corso del diciannovesimo secolo si sarebbe sviluppata gradualmente in tutta Europa. In Italia, nel secondo dopo guerra, quando la crisi economica investe il Paese, la bicicletta diventa il principale mezzo di trasporto soprattutto per le classi sociali meno abbienti.
Il pensiero corre immediatamente all’indimenticabile capolavoro di Vittorio De Sica, “Ladri di biciclette”, che ha immortalato, pur nella povertà e nella disperazione dei personaggi, la poesia di un’epoca. Protagonista assoluta della scena è la bicicletta, oggetto di desiderio e di speranza, strumento indispensabile per garantire la sopravvivenza.
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