Il bilancio del Comune di Palermo fa acqua da tutte le parti.
Crediti mai riscossi e trascinati per anni, debiti enormi, clientele e amministrazioni fallimentari delle società partecipate. In una lunga intervista la consigliera di Un’Altra Storia, Nadia Spallitta, spiega nei dettagli le falle e le incongruenze di un bilancio che rivela l’incapacità dell’attuale amministrazione, che ha ricevuto dall’amministrazione precedente una città, se non "in buona salute", perlomeno non ammalata, e che ci restituisce, oggi, l’immagine di una Palermo sull’orlo del dissesto finanziario, con alcune società partecipate che registrano perdite esorbitanti. La sola AMIA, per esempio, fornisce un servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti assolutamente inefficiente e perde 3,6 milioni di euro al mese. L’AMAT, che gestisce il trasporto pubblico e le cosiddette "strisce blu", ricava da queste ultime delle cifre ridicole, o almeno questo si evince dai loro bilanci. Pare che ogni stallo di sosta, da cui l’azienda ricava 10 euro al giorno, "costi" quotidianamente 9.50 euro, per un utile di appena 50 centesimi al giorno per ogni stallo di sosta. Possibile? E se è così, come si spiega la differenza di guadagno tra l’azienda pubblica e quelle private che offrono lo stesso servizio, per esempio l’Apcoa?
Crediti mai riscossi e trascinati per anni, debiti enormi, clientele e amministrazioni fallimentari delle società partecipate. In una lunga intervista la consigliera di Un’Altra Storia, Nadia Spallitta, spiega nei dettagli le falle e le incongruenze di un bilancio che rivela l’incapacità dell’attuale amministrazione, che ha ricevuto dall’amministrazione precedente una città, se non "in buona salute", perlomeno non ammalata, e che ci restituisce, oggi, l’immagine di una Palermo sull’orlo del dissesto finanziario, con alcune società partecipate che registrano perdite esorbitanti. La sola AMIA, per esempio, fornisce un servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti assolutamente inefficiente e perde 3,6 milioni di euro al mese. L’AMAT, che gestisce il trasporto pubblico e le cosiddette "strisce blu", ricava da queste ultime delle cifre ridicole, o almeno questo si evince dai loro bilanci. Pare che ogni stallo di sosta, da cui l’azienda ricava 10 euro al giorno, "costi" quotidianamente 9.50 euro, per un utile di appena 50 centesimi al giorno per ogni stallo di sosta. Possibile? E se è così, come si spiega la differenza di guadagno tra l’azienda pubblica e quelle private che offrono lo stesso servizio, per esempio l’Apcoa?
La spiegazione è semplice, e sempre la stessa: fiumi di denaro pubblico sperperati per consulenze da centinaia di migliaia di euro l’anno, incarichi di dirigenza esterni, subappalti ad aziende create dalle stesse partecipate nel vecchio gioco delle scatole cinesi, amministrazioni assolutamente fallimentari. Tanto, paga Pantalone.
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