"Il voto trasversale espresso ieri all’Ars per l’approvazione di ben cinque leggi, è una ulteriore dimostrazione del fatto che i partiti non sono più rappresentativi né di valori culturali, né di precise ideologie, né di obiettivi politici ben definiti e riconoscibili dagli elettori. La commistione di ruoli e posizioni che il voto trasversale implica, sia dentro l’Assemblea Regionale ma spesso anche dentro le Amministrazioni locali, espressione dell’assenza di una vera identità politica dei partiti, mal si concilia e contraddice il ruolo che gli stessi partiti hanno in occasione delle elezioni, quando è il partito a decidere e ad imporre le candidature senza che il cittadino possa esprimere alcuna preferenza.
In altre parole, si pretende che l’elettore esprima un voto di adesione politica ad un partito che non ha più alcuna ideologia politica precisa, tant’è che sistematicamente raggiunge accordi di tipo trasversale. In questo modo, a mio avviso, vengono traditi gli stessi valori democratici ed è violata anche la Costituzione che riconosce ai partiti il ruolo di portatori di ideologie politiche. In tale contesto deve essere letto anche lo sbarramento al 5% necessario per l’eleggibilità all’interno di una competizione amministrativa, che determinerà un ulteriore allontanamento del rapporto tra l’eletto e la Città e comporterà una imposizione dall’alto dei soggetti politici candidabili. Non riesco ad immaginare, e sarebbe stato impensabile in altre epoche storiche meno confuse della nostra, come schieramenti di “sinistra” abbiano potuto, votando lo sbarramento del 5%, consentire l’eliminazione di un sistema che garantiva la rappresentanza di minoranze politiche che è nato dalle lotte della Resistenza, dai padri della Costituzione, con ciò violando i più elementari principi di uguaglianza e di tutela democratica e politica delle minoranze."
Nadia Spallitta – gruppo Un’Altra Storia