"Sono un Avvocato di Palermo che si occupa prevalentemente di diritto del lavoro. Nello svolgimento della mia attività professionale mi sono imbattuto in una grave discriminazione lavorativa – invero frequente ma spesso “sommersa” – nei confronti di una mia Assistita, espressamente licenziata (così nella lettera di licenziamento)"a causa del suo lungo congedo parentale" e dunque per essersi legittimamente assentata dal lavoro a causa della maternità.
La legge, oltre a vietare tale licenziamento sanzionandolo con la nullità (art. 54 D.Lgs. 151/2001) prevede e regola una figura, quella della Consigliera di parità (Codice delle pari opportunità, D.Lgs. 198/2006) che ha, fra le altre, funzioni di vigilanza del rispetto del principio di non discriminazione tra uomini e donne nel lavoro pubblico e privato, di rilevazione delle violazioni della normativa in materia di parità e pari opportunità nonché di promuovere e sostenere azioni in giudizio (individuali e collettive) nei casi di rilevata discriminazione basata sul sesso. Pur potendo (cosa che mi appresto a fare) promuovere individualmente il giudizio innanzi al Tribunale di Palermo nei confronti del datore di lavoro autore della grave discriminazione, ho ritenuto fosse giusto interessare la Consigliera Provinciale di Parità di Palermo (Marcella Greco) e quella regionale (Claudia Serio) contattando i rispettivi Uffici, al fine di sollecitare il loro interessamento ed un eventuale intervento nel giudizio.
Con mia sorpresa – relativa, trattandosi della Regione Sicilia – ho scoperto che i due Uffici sono entrambi “decapitati”, privi cioè delle rispettive Consigliere di Parità, decadute dall’incarico, a quanto pare, nel marzo 2009 e mai rinnovate dall’Assessore, evidentemente impegnato in attività più importanti ed assorbenti. A quanto pare, l’Ufficio Regionale avrebbe anche chiesto un parere all’Ufficio legislativo della Regione in ordine alla possibilità delle Consigliere di continuare ad operare senza un nuovo incarico. Tale parere, ovviamente , non sarebbe mai arrivato.Mi chiedo – e chiedo il Vs. aiuto – a chi si possa e debba segnalare un comportamento discriminatorio per ragioni di sesso in ambito lavorativo in Sicilia e a Palermo, quando un semplice “giro” nei siti Internet delle Consigliere di Parità di buona parte del resto d’Italia dimostra che tali Uffici altrove sono attivi ed operativi ed ottengono dai Tribunali della Repubblica risultati importanti.
Con mia sorpresa – relativa, trattandosi della Regione Sicilia – ho scoperto che i due Uffici sono entrambi “decapitati”, privi cioè delle rispettive Consigliere di Parità, decadute dall’incarico, a quanto pare, nel marzo 2009 e mai rinnovate dall’Assessore, evidentemente impegnato in attività più importanti ed assorbenti. A quanto pare, l’Ufficio Regionale avrebbe anche chiesto un parere all’Ufficio legislativo della Regione in ordine alla possibilità delle Consigliere di continuare ad operare senza un nuovo incarico. Tale parere, ovviamente , non sarebbe mai arrivato.Mi chiedo – e chiedo il Vs. aiuto – a chi si possa e debba segnalare un comportamento discriminatorio per ragioni di sesso in ambito lavorativo in Sicilia e a Palermo, quando un semplice “giro” nei siti Internet delle Consigliere di Parità di buona parte del resto d’Italia dimostra che tali Uffici altrove sono attivi ed operativi ed ottengono dai Tribunali della Repubblica risultati importanti.
Avv. Alberto Gattuccio