<< L’assenza di un’idea di città e di un progetto di sviluppo, rende asfittica e ingessata anche la programmazione economica. Il bilancio di previsione 2011, che il Consiglio Comunale si appresta ad approvare, registra l’assenza di ogni forma di investimento culturale o strutturale, che possa in qualche modo rilanciare il futuro di Palermo. I numeri sono il segno di una visione miope e priva di prospettive. E’ inverosimile che il capoluogo dell’isola, preveda di ricevere – per esempio – dall’Unione Europea per progetti comunitari solo 70 mila euro. Del resto, le somme concretamente acquisite nel 2009, ammontano a soli 34 mila euro.
Ugualmente l’incapacità di governare si desume dalle differenze tra i costi dei servizi a domanda individuale che vengono erogati alla città (20 milioni di euro), rispetto alle entrate (3 milioni e 800 mila euro). Ad esempio, per attività culturali, musei e spazi espositivi, si prevede di spendere 2 milioni e 700 mila euro, per avere un’entrata di soli 100 mila euro; oppure le spese di gestione degli impianti sportivi ammontano a circa 5 milioni di euro, con un’entrata di circa 580 mila euro. Non si comprende poi come sia possibile che in una città caratterizzata da migliaia di stalli – cosiddette strisce blu – le entrate previste siano solo di 300 mila euro; o ancora, come di fronte all’immenso patrimonio comunale, affittato o concesso a terzi, le entrate siano previste in circa 3 milioni e mezzo di euro (voce a cui fa da contraltare la spesa di 16 milioni di euro per fitti passivi, immobili cioè detenuti in locazione dal Comune). Ugualmente anomala appare la gestione della macchina comunale, che continua a fare ricorso ad una gestione incontrollata e parallela, quella dei debiti fuori bilancio – strumento che dovrebbe essere eccezionale nel nostro ordinamento – prevedendo una spesa esorbitante di circa 27 milioni di euro. Infine, per quanto riguarda le opere pubbliche, appare inconsistente la somma di 30 milioni di euro assegnata ai lavori pubblici, di fronte alle effettive necessità della città. Inutile dire che il bilancio non fornisce risposte adeguate per il mantenimento dei livelli occupazionali, in relazione alle società partecipate – oggi commissariate – come l’Amia e la Gesip, le cui vicende, invece, dovrebbero trovare soluzioni e risposte proprio nel bilancio di previsione.>>
Nadia Spallitta (Sel) capogruppo di Un’Altra Storia