<< La commissione Urbanistica, esprime parere contrario su due varianti proposte dall’Amministrazione. La prima, riguarda il mantenimento e la ristrutturazione di un edificio – oggi adibito a mercato ittico – all’interno del Parco archeologico del Castellammare. Il vigente strumento urbanistico ne prevede la demolizione per garantire un più efficace intervento di recupero dell’area e degli edifici storici, la cui tipologia mal si concilia con la struttura del mercato ittico esistente.
Tra l’altro, il progetto di variante, che mantiene e modifica l’edificio esistente, è stato redatto da un professionista esterno, con costi notevoli per l’Amministrazione di progettazione e direzione dei lavori, per complessivi oneri di circa 1 milione e quattrocentomila euro. Del resto, se probabilmente esiste una copertura finanziaria per la progettazione – altrimenti non si potrebbe affidare un incarico esterno – manca del tutto la copertura finanziaria , pari a complessivi 5 milioni e seicentomila euro circa, necessari per il mantenimento ed il riadattamento dell’edificio. Sostanzialmente, non si condivide la scelta urbanistica di mantenere l’edifico del mercato ittico all’interno di una zona archeologica, ed inoltre appare antieconomica la scelta dell’Amministrazione. A mio avviso, l’atto dovrebbe essere restituito agli uffici, anche per evitare eventuali aspettative dei professionisti esterni. L’altra variante, molto più complessa, prevede l’utilizzazione di una vasta area di circa 90 mila metri quadrati – oggi verde agricolo e verde storico, nella quale insiste anche la villa Trabia di Campofiorito di impianto cinquecentesco con annessa famosa fontana del cinquecento – da adibire a mercato ortofrutticolo, con modifica della destinazione urbanistica del vigente piano regolatore, che aveva già individuato un’ampia zona per la localizzazione dei mercati generali (ittico – florovivaistico e ortofrutticolo). L’Amministrazione, partendo dall’erroneo presupposto che per ogni mercato dovesse essere garantita una superficie pari al 60% di verde, è arrivata alla paradossale conclusione che per fare il mercato ortofrutticolo di Palermo, fosse necessario utilizzare un territorio complessivo di circa 170 mila metri quadrati (con costi esorbitanti sia di progettazione che di espropriazioni), scelta illogica ma che soprattutto danneggerebbe notevolmente l’equilibrio naturale e le bellezze storiche della nostra città. In altre parole, è assolutamente incompatibile conciliare una villa storica con contestuali operazioni e attività tipiche di un mercato (discarico di merci,ingresso di camion, parcheggi, tipologia di utenza, formazione di rifiuti, inquinamento acustico, ambientale etc). Senza considerare che, ancora una volta, dopo l’approvazione della variante, probabilmente potrebbero essere rinvenibili le spese per la progettazione, ma al momento l’Amministrazione non ha in nessun modo i 46 milioni di euro necessari, che rappresentano il costo dell’intera operazione. Ritengo che sia più perseguibile il mantenimento dei tre mercati nella nuova area localizzata dal P.R.G. (zona Bonagia), con progetti ridimensionati e opere meno costose, e soprattutto nel rispetto della vocazione naturale del territorio. Ancora una volta, su questo atto la Commissione ha condiviso l’opportunità di chiederne la restituzione agli uffici.>>
Nadia Spallitta (Sel) – presidente commissione Urbanistica