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In particolare, la Regione nel consentire l’ampliamento fino al 35% del volume esistente e nel prevedere la possibilità di demolire e ricostruire, non ha escluso dall’applicazione della legge talune zone che, soprattutto per il territorio palermitano già fortemente edificato, sono invece strategiche e devono essere salvaguardate, sia per assicurare il rispetto degli standard urbanistici, sia per garantire ipotesi di sviluppo del territorio secondo una visione razionale e organica dello stesso. Ci si riferisce, in particolare, alle zone collinari che circondano la città, agli scampoli di verde agricolo residui, al verde pubblico e agli spazi per i servizi, ai siti di interesse comunitario (SIC), alle zone sottoposte a vincoli paesaggistici, ed inoltre agli immobili classificati come netto storico al di fuori delle zone A, nonché alle aree sottoposte a vincolo idrogeologico per rischi di frane e crolli (voci queste ultime condivise anche dall’assessorato all’Urbanistica proponente). In altre parole, se la proposta con gli emendamenti suggeriti da alcuni esponenti della Commissione urbanistica non dovesse essere approvata, potrebbe darsi corso a migliaia di piccoli interventi che, se singolarmente considerati non avrebbero probabilmente rilevanza urbanistica, ma che nel loro complesso potrebbero rappresentare un ulteriore e incidente danno al territorio e all’ambiente, con ingiustificabile riduzione del verde. A ciò si aggiunga che la legge da un lato non risolve nessuno dei problemi alloggiativi della città, poiché consente l’ampliamento a chi possiede già la casa, dall’altro contribuisce – senza utilità – alla cementificazione del nostro già provato territorio>>.
Nadia Spallitta – presidente della Commissione Urbanistica