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L’intera operazione non convince anche in relazione al piano industriale presentato che lascia fuori dalla gestione pubblica i servizi essenziali per la città, mentre si costituiscono nuove cooperative e società pronte a gestire, in regime di diritto privato, quei servizi che Amia non offrirà più a Palermo. Da un lato leggi ad hoc che tendono alla privatizzazione di uno dei settori più delicati ma anche più interessanti sotto il profilo economico, dall’altro la formazione – sembrerebbe oggi anche in Sicilia – di società create appositamente per gestire i servizi dismessi dall’ente pubblico. In questo contesto il conferimento di un patrimonio di 90 milioni, forse al solo scopo di soddisfare i creditori, per servizi e forniture dei quali, tra l’altro, il Comune di Palermo non ha nessuna conoscenza. In risposta ad un’interrogazione sulla natura, i contenuti e l’elenco dei debiti dell’Amia, gli uffici comunali hanno risposto fornendo documenti incompleti ma soprattutto illeggibili. Per cui ci si domanda sulla scorta di quali elementi l’Amministrazione comunale, che dovrebbe fare il controllo analogo, abbia basato le sue valutazioni e continui oggi a deliberare il pagamento dei debiti dell’Amia".
Nadia Spallitta – capogruppo di Un’Altra Storia