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lunedì, 23 dicembre 2024
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Nadia Spallitta

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“Sulla Gesip il percorso è obbligato  Ora serve una vera alternativa”

Domani, a Roma, si aprirà ufficialmente il tavolo interministeriale per trovare una soluzione alla vicenda Gesip, al quale parteciperà anche il sindaco Diego Cammarata. Nel frattempo, il consiglio comunale di Palermo continua a non riunirsi e si leva forte la protesta dei proponenti privati dei Prusst, i Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio, che sono fermi in consiglio comunale dal 2008 nonostante il parere della commissione Urbanistica presieduta da Nadia Spallitta, capogruppo a Sala delle Lapidi di “Un’altra storia”.
Consigliere Spallitta, cominciamo dalla Gesip. Si parla di ammortizzare i costi della società mediante prepensionamenti e internalizzazione al Comune: lei condivide queste soluzioni?
“Diciamo che quello intrapreso è un percorso obbligato, che non ha alternative. Condivido l’ipotesi dell’internalizzazione anche perché, di fatto, i lavoratori della Gesip sono già pagati dal Comune di Palermo, che è socio unico dell’azienda. Assorbirli non ci costerebbe nulla, anzi ci permetterebbe non solo di avere un maggiore controllo sull’operato dell’ex municipalizzata, e di conseguenza maggiore efficienza, ma ci consentirebbe anche di risparmiare su consiglieri di amministrazioni, consulenze legali e tanto altro, fra cui anche l’iva che costa milioni di euro ogni anno. Il mio gruppo, da tempo, si batte perché venga eliminata dal contratto di servizio con la Gesip, dal momento che essa svolge servizi indispensabili per il Comune come la pulizia degli immobili comunali o delle strade. Se ci sono le condizioni per i prepensionamenti, ben vanga anche questa soluzione, a patto che la riorganizzazione del personale implichi un minor bisogno di lavoratori che quindi potrebbe essere lasciati andare in pensione”.
Non vede problemi nell’internalizzazione?
“I lavoratori della Gesip sono ex lsu (lavoratori socialmente utili, ndr) stabilizzati, come gli altri 2.000-3.000 che il Comune però ha integrato nel proprio organico. L’amministrazione, anni fa, aveva due possibilità: o stabilizzarli direttamente al Comune o nelle società partecipate. L’esperienza ci ha insegnato che l’opzione societaria si è rivelata fallimentare, dal momento che le aziende non garantiscono i servizi per come dovrebbero e non consentono risparmi rispetto all’assunzione diretta. La legge lo consente, perché non ci sarebbe un danno erariale ma anzi una serie di risparmi. Purtroppo la Gesip, a differenza dell’Amat che ottiene introiti dai biglietti degli autobus o dell’Amia, il cui contratto di servizio è pagato con la Tarsu, non ha prospettive di sviluppo ed è destinata al fallimento per come è strutturata, gravando sul bilancio comunale. Pertanto non bisogna scandalizzarsi per l’internalizzazione, che è anzi uno strumento di risparmio. Ribadisco comunque che, oltre all’internalizzazione e ai prepensionamenti, l’eliminazione dell’iva può rappresentare una misura efficace. D’altronde, pagarla è paradossale visto che le norme consentirebbero di farne a meno”.
Passiamo ai Prusst. Il capogruppo di Fds, Manfredi Agnello, le ha addossato la responsabilità di aver bloccato la relativa delibera. È davvero così?
“Magari fossi così potente! Se riuscissi davvero a bloccarli, da sola, significherebbe che godrei di un immenso potere ma, ovviamente, non è così. Scherzi a parte, io appartengo a Sel (Sinistra, ecologia e libertà, ndr), un partito che non ha nemmeno rappresentanti istituzionali. Sono solo attacchi strumentali. Detto questo, per me sarebbe un merito bloccare atti che, come i Prusst, non fanno il bene della città. I palermitani devono sapere che su una settantina progetti, 50 sono varianti allo strumento urbanistico che non riqualificano nulla ma attaccano il verde agricolo e storico per costruire alberghi e centri commerciali. La legge prevede ben altre finalità, ovvero che i progetti riqualifichino il territorio rispettando l’ambiente, invece è solo una nuova colata di cemento. Si cerca di introdurre varianti che altrimenti non sarebbero nemmeno esaminate dal consiglio comunale. Il problema è che per questa amministrazione la variante è diventata una regola, ma le varianti non consentono di verificare il rispetto degli standard urbanistici. Sempre per legge, abbiamo l’obbligo di rapportare l’edificato ai servizi e agli spazi verdi, ma se il piano regolatore è intaccato sistematicamente con varianti che erodono il verde, come facciamo? Io non li ho bloccati, ma sono comunque contraria ad approvarli così come sono. Basti immaginare che una decina di progetti sono in aree con vincolo idrogeologico: e questa sarebbe riqualificazione del territorio? Con il rischio di crolli? Chi si assume la responsabilità? Ci sono anche dei pareri della Prefettura per timori di infiltrazioni, in almeno due o tre casi. Assisteremmo soltanto a un’opera di cementificazione inutile e selvaggia. In più, per alcuni settori, faremmo anche dei danni al tessuto economico cittadino. A che servono altri venti alberghi a Palermo? Qualcuno ha verificato prima se ce n’è davvero bisogno? A tutto questo va aggiunto che non c’è nemmeno un quadro organico per i servizi pubblici. I Prusst dovrebbero prevedere anche degli investimenti pubblici per i servizi, che non ci sono. E spesso i privati non sono obbligati a realizzare opere di utilità pubblica: chi li fa, allora?”.
E ai proponenti dei Prusst che si lamentano della mancata approvazione cosa risponde?
“Che la commissione Urbanistica ha fatto quanto doveva. Quando ne ho assunto la presidenza, circa un anno fa, pur essendo contraria ai Prusst ho lavorato perché comunque la commissione desse il parere. Ai cittadini dico che abbiamo fatto tutto quello che dovevamo. Pur essendo all’opposizione e pur non amando questi progetti, ho chiesto alla commissione di esprimersi ed è stato il primo atto ad essere esitato, anche se col voto contrario del centrosinistra. Il problema è che non si può gestire il territorio con un Consiglio spaccato che non ha una visione programmatica delle cose. Atti di grande rilevanza come i Prusst, il Peep (Piano di edilizia economica popolare, ndr) o il piano regolatore del porto saranno un danno alla collettività, se fatti male”.
Secondo lei perché il Consiglio comunale è fermo?
“Per un problema politico, legato essenzialmente ai numeri. Le proposte che arrivano in Consiglio da parte di questa amministrazione, che non ha numeri in Aula, non hanno la forza di andare avanti. E non si può certo pretendere che l’opposizione voti atti che non condivide. Sala delle Lapidi ha la buona volontà ma spesso non ha tutti gli strumenti e le conoscenze che servirebbero per prendere certe decisioni, e poi non è al governo della città, non ha l’obbligo di sostituirsi alla giunta. Il sindaco non ha la maggioranza d’Aula, ecco perché siamo fermi. Il regolamento sui gazebo, per esempio, non lo abbiamo votato nonostante le molteplici sedute fatte abbiamo perché vìola il codice della strada e impone gazebo tutti uguali. Perché dovremmo approvarlo? Possiamo opporci o emendarlo, ma certo non abbiamo i numeri per governare”.
Veramente, all’opposizione ci sono più di 25 consiglieri.
“Per opposizione intendo chi si oppone realmente al sindaco. C’è una bella differenza fra il centrosinistra e partiti come l’Mpa o l’Ud. Fds, per esempio, è un soggetto altalenante, che a volte vota con la maggioranza e a volte con l’opposizione. Ci sono almeno una decina di gruppi a Palazzo delle Aquile, che rendono il Consiglio ingovernabile. La spaccatura è tutta nel centrodestra, che aveva una maggioranza solida che negli anni si è ridotta ad appena una ventina di consiglieri, che spesso non sono nemmeno tutti presenti e non riescono a votare i loro atti”.
Altro tema del giorno sono le possibili dimissioni di Cammarata. Lei ci crede?
“È un argomento che non mi appassiona, le dimissioni sono ormai una leggenda. Le abbiamo chieste per anni, quando c’era la possibilità di tornare a votare, ma a questo punto non avrebbero senso. Manca un anno, arriverebbe un commissario che è un organo tecnico, quindi incapace di governare, cambierebbe poco per la città. Le dimissioni le abbiamo chieste in passato, quando avrebbero avuto un senso, vedi lo scandalo dello skipper. Cammarata non ha fatto nulla per Palermo, non ha dato alcun contributo personale e politico alla città, che è in stato di totale abbandono. Detto questo, Sel lavorerà perché le alleanze siano create all’interno di un’area di sinistra. Dobbiamo recuperare valori come l’uguaglianza, l’ambiente e la solidarietà. Lo stiamo facendo nei piccoli comuni della provincia, dove alle elezioni di fine mese siamo alleati con Pd e Idv, ma è ovvio che difficilmente guarderemmo ad alleanze con l’Mpa, l’Udc o altri partiti che hanno fatto parte del centrodestra: lo escludo categoricamente. Gli elettori meritano coerenza dalla classe politica, ci vuole un programma che non si può essere legato alle esigenze elettorali. Cercheremo alleanze anche con l’ex Rifondazione o i Verdi, che sono al momento fuori dal consiglio, per costruire un’alternativa politica a questo centrodestra”.



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