Nadia Spallitta, consigliere comunale di "Un’altra storia" e componente della commissione urbanistica, si oppone al piano per la costruzione di 700 alloggi nell’ambito del progetto per la realizzazione del nuovo stadio. "Apprendiamo con stupore – dice Spallitta – che sono in corso trattative e consultazioni per la costruzione, in aree di verde agricolo, di 700 alloggi che dovrebbero essere realizzati da Maurizio Zamparini.
Si tratterebbe, inverosimilmente, di un ristoro per la distruzione di un’opera pubblica milionaria, il Velodromo, da sostituire con un nuovo stadio secondo una procedura che la legge non prevede e non consente". "Non è stata presentata – prosegue – nessuna proposta di varante allo strumento urbanistico e se anche dovesse essere presentata nei prossimi giorni, non potrebbe essere comunque accolta in quanto da anni il consiglio comunale ha approvato un atto di indirizzo, pienamente vigente e operante e fortemente voluto dal centrosinistra, che impedisce la realizzazione di alloggi in aree di verde agricolo". "Ci opporremo pertanto – aggiunge Nadia Spallitta – in tutte le sedi a una nuova cementificazione delle ultime aree di verde cittadino e contestiamo fin da ora la possibilità di subappalti delle opere a imprese non identificate e in relazione alle quali non sia stata preventivamente acquisita tutta la certificazione antimafia". "Nessuna corsia preferenziale per il presidente del Palermo Maurizio Zamparini. Non abbiamo niente contro di lui ma ci chiediamo quale sia la finalità di un’operazione del genere e la convenienza per il Comune di Palermo". Lo dice Giuseppe Di Giovanna, presidente dell’Ance. "Lo stadio che sorgerebbe al posto dell’attuale velodromo – continua – sarebbe infatti di proprietà privata, come i 700 alloggi che si dovrebbero realizzare per rientrare dall’impegno economico". "E’ impensabile che si possano ipotizzare dei canali preferenziali – aggiunge – nel rilascio delle concessioni edilizie. Sarebbe come tornare ai tempi del ‘sacco di Palermo’". "Abbiamo sottolineato varie volte – continua – la crisi del settore e la necessità di reperire con urgenza nuove aree edificabili, soprattutto per l’edilizia popolare: ma non abbiamo mai ricevuto una risposta. Ci sono cooperative edili che attendono da anni e che perdono credibilità e lavoro per cause non dipendenti dal loro operato".